venerdì, Aprile 19, 2024
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IL NOSTRO DUOMO, NOTIZIE POCO NOTE

di Carlo Radollovich

Ci si chiede perché Gian Galeazzo Visconti, in una fredda mattina del gennaio 1386, abbia avvertito l’urgente esigenza, oppure un’eventuale ispirazione, nel dare vita ad una maestosa cattedrale che sarebbe diventata simbolo della nostra città. Un sogno particolare? La necessità di adempiere ad un voto religioso. Non lo sapremo mai.

Resta la constatazione che, traendo spunto da una per noi sconosciuta folgorazione, il duca di Milano prese accordi con Antonio da Saluzzo, nominato arcivescovo di Milano nel 1376, al fine di erigere un tempio decisamente assai capiente, delegando al tempo stesso l’architetto e costruttore Simone da Orsenigo, il quale, in perfetta armonia con Marco da Campione, Nicola di Bonaventura e successivamente altri architetti, avrebbe dato avvio entro breve tempo ai relativi lavori.

Va ricordato che Gian Galeazzo fece allo scopo una precisa concessione ossia la messa a disposizione della sua cava di Candoglia (ora in provincia di Verbania e attualmente di proprietà della della Veneranda Fabbrica del Duomo), per l’estrazione del necessario e prezioso marmo rosato destinato al futuro Duomo.

Ma anzitutto si doveva trovare l’area, in pieno centro, sulla quale poter erigere la chiesa. Si pensò abbastanza celermente agli spazi occupati dalla Basilica Nova, dedicata a Santa Tecla, e a quello vicino di Santa Maria Maggiore. Infatti, tali edifici erano entrambi alquanto pericolanti poiché danneggiati a seguito di un incendio divampato nel 1075.

Si decise di abbattere i due templi unitamente all’adiacente palazzo episcopale a suo tempo battezzato come “Domus Sancti Ambrosii”. Di qui il nome che sarebbe stato imposto alla futura costruzione: il Duomo da “domus” non solo casa o dimora, ma anche “duomo” per l’appunto.

Gian Galeazzo Visconti, morto di peste a Melegnano nel 1402 cercando di sfuggire al morbo, riuscì a vedere ben poco della nuova costruzione. E attorno al 1435 Filippo Maria Visconti decise di dare un’accelerata ai lavori. Fece infatti costruire una nuova via d’acqua, denominata fossa interna, per consentire la navigazione dal Naviglio sino ad un piccolo specchio d’acqua artificiale (si trovava nell’attuale via Laghetto). Ciò avrebbe consentito alle barche un facile approdo per le pietre marmoree provenienti da Candoglia.

Dopo i Visconti, furono gli Sforza a controllare da vicino i lavori per il Duomo, affidandoli alla famiglia Solari, tra cui è nota la presenza di validi architetti e ingegneri.
Malgrado le molteplici intenzioni di vedere conclusa l’opera quanto prima, si dovette attendere sino al 1774 per vedere collocata in alto la statua della Madonnina e addirittura sino al 1812 per veder compiuta la facciata.

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