di Stefania Bortolotti
Con “Fattore J” le scuole sono in dialogo costante con gli esperti per scoprire la dimensione sociale della salute e la responsabilità delle misure di prevenzione. Dall’HIV al Covid-19, i giovani scoprono l’importanza del prendersi cura di se stessi e degli altri come atto di responsabilità sociale.
Diagnosi precoce, prevenzione e vaccinazione: sono stati questi i temi al centro del confronto tra il professor Massimo Galli – Infettivologo e Direttore Malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano – e gli oltre mille studenti delle scuole superiori italiane.
L’evento live Crescere in emergenza – iniziativa patrocinata dalla Regione Lombardia – è parte del progetto “Fattore J”, promosso da Fondazione Mondo Digitale con la collaborazione di Janssen Italia, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, e il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità. L’obiettivo di “Fattore J” – che ha già formato oltre 9.000 studenti – è quello di educare i giovani all’inclusione, all’empatia e al rispetto verso le persone in situazioni di grave disagio o affette da malattie, a sviluppare maggiore consapevolezza sulle situazioni di disagio proprio o altrui e assumere comportamenti responsabili e rispettosi.
Durante il lockdown i giovani hanno imparato sulla propria pelle che la salute è anche un fatto sociale e non solo personale. Dall’AIDS al Covid-19, la storia delle epidemie ci ha insegnato come comportamenti irresponsabili, ma anche pregiudizi e diffidenza, possano avere effetti devastanti sul singolo e sulla società: basti pensare che l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha incluso lo scetticismo per le vaccinazioni tra le 10 minacce per la salute globale. A un’informazione confusa e distorta, a volte, si accompagna, inoltre, una generale diffidenza nei confronti della scienza e del progresso scientifico e tecnologico. Quale ruolo possono giocare le nuove generazioni in tutto questo?
Il professor Massimo Galli ha risposto con grande chiarezza alle domande degli studenti in merito agli scenari futuri dove un ruolo chiave sarà giocato dalle varianti del virus e dalla velocità della campagna vaccinale.
Perché le varianti del virus Covid-19 sono così insidiose? Quantità delle dosi di vaccino e velocità nella somministrazione come possono modificare lo scenario futuro della pandemia?
“Dobbiamo essere pronti ad affrontare il futuro consapevoli delle sfide che abbiamo dovuto superare in passato. E proprio perché si parla di futuro è particolarmente importante coinvolgere i giovani in questa discussione – commenta Loredana Bergamini, Direttore Medico di Janssen Italia – Abbiamo assistito nell’ultimo anno a uno sforzo senza precedenti. Quello che sta accadendo passerà alla storia, perché prima di oggi mai si sarebbe nemmeno potuto immaginare di arrivare ad avere dei vaccini a disposizione della popolazione in meno di un anno dal momento in cui la sequenza virale è stata identificata. I vaccini sono uno dei tasselli fondamentali della storia dell’uomo, hanno rappresentato delle vere e proprie soluzioni che hanno cambiato il corso degli eventi”.
Le epidemie, dall’Aids al Covid, ci ricordano quanto lo stigma e i pregiudizi, definiti dall’Oms “il fardello nascosto”, possano essere a volte più pericolosi della malattia stessa, come ha ricordato Margherita Errico, presidente del Network Persone Sieropositive (NPS onlus): “Pregio del progetto è sensibilizzare i giovani studenti per prevenire comportamenti stigmatizzanti in un tempo complesso come il lockdown. È davvero importante non smettere di fare formazione sulla prevenzione ed essere responsabili nei confronti della propria salute e di quella degli altri. Vorrei che i giovani diventassero davvero agenti del cambiamento, capaci di contagiare positivamente gli altri con la fiducia nella scienza e nella ricerca. Vaccinarsi è un atto di responsabilità civile”.
Protagonista della storia di copertina, la ricercatrice mantovana Sara De Biasi che ha raccontato con passione i suoi studi sul sistema immunitario dei pazienti, sottolineando che fare ricerca significa fare progresso: “Serve coraggio, passione e forza emotiva”.
“Stiamo aiutando i giovani a sviluppare gli anticorpi sociali contro l’isolamento e l’individualismo per scoprire la dimensione comunitaria del benessere e della salute fondata su empatia, dialogo e rispetto. E sulla conoscenza scientifica, grazie alle appassionanti storie dei giovani ricercatori, che ormai sono un appuntamento fisso negli eventi live”, sottolinea Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale.
Il ruolo degli studenti come ambasciatori del benessere e facilitatori nei processi di cura è stato ripreso anche da Novella Caterina, dirigente tecnico dell’Ufficio scolastico Regionale Lombardia, che ha invitato gli studenti a sviluppare quelle capacità strategiche che la gestione della pandemia sta mettendo in luce.
Sostengono il progetto “Fattore J” l’Università Campus Bio-Medico di Roma, come partner scientifico, e una rete di otto associazioni di pazienti: Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL), Associazione Ipertensione Polmonare Italiana Onlus (AIPI), Associazione Malati Reumatici del Piemonte (AMaR), Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (AMICI Onlus), Associazione Nazionale Amici per la Pelle (ANAP Onlus), Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza (APIAFCO), Network Persone Sieropositive (NPS Italia Onlus) e Progetto Itaca Onlus.