Nasce a Bologna nel 1923 da Guido Guerrini, musicista e compositore e da Emilia Putti, appartenente ad una famiglia borghese emiliana. Lo zio, Vittorio Putti, è medico, e poiché Cristina soffre di una malformazione cardiaca, passa molto tempo della sua infanzia in ospedale.
Si vede perciò costretta a studiare da autodidatta, comprese le lingue, sotto la guida del padre e di insegnanti privati. Segue la famiglia nei suoi trasferimenti, soggiornando dapprima a Parma e poi a Firenze e qui comincia a tradurre non solo per alcuni editori, ma anche per riviste, impegnativi testi di Simone Weil e Katharine Mansfield.
Cerca all’inizio di scrivere un libro dai molti pregi, senza tuttavia riuscirvi. Segue il padre a Roma nel 1955, essendo stato nominato direttore del conservatorio di Santa Cecilia, e qui collabora a diverse trasmissioni radiofoniche e scrive per “Il Mondo” e per “Paragone”.
E’ per lo meno curioso il suo comportamento perché non accetta ne’ tagli ne’ modifiche ai suoi articoli. E si vede spesso isolata nella sua vita. Conosce lo scrittore Elemire Zolla, con il quale vorrebbe concretizzare i propri sentimenti, ma egli è già sposato con la poetessa Maria Luisa Spaziani. Tuttavia, dopo qualche tempo, nasce tra i due un amore vero e andranno a convivere.
Dopo la morte del padre di Cristina, la coppia si trasferisce sul colle Aventino presso il piccolo hotel Sant’Anselmo. Lei attua una sorta di secessione aristocratica ed esprime tutto il suo scetticismo nei riguardi di un mondo che le va sempre di meno a genio. E quando il Concilio Vaticano II cancella la messa in latino e il canto gregoriano, si sente frustrata.
Si batte per salvare la liturgia tradizionale e raccoglie firme da personaggi illustri come Bresson, De Chirico, Del Noce, Montale, Quasimodo e molti altri. Nel 1966 riesce a evadere dal suo mondo solitario fondando un’associazione per la salvaguardia del latino ecclesiale.
Ma veniamo alla citazione di alcune sue opere. Il primo libro, ossia una raccolta di poesie dal titolo “Passo d’addio” è del 1956. Nel 1962 uscirà “Fiaba e mistero”, nel 1971 “Il flauto e il tappeto” e nel 1987 (pubblicato postumo) “Gli imperdonabili”.
Aggiungiamo che la sua vita, molto spesso solitaria, la costringe a rifuggire da qualsiasi tipo di apprezzamento, tanto che le sue ritrosie nei confronti del mercato letterario la fanno sembrare ancor più arroccata e appartata.
Purtroppo, a seguito di una grave crisi cardiaca, Cristina Campo ci lascia per sempre a Roma a soli 53 anni.