di Carlo Radollovich
I frati Antoniani si trasferirono a Milano attorno al 1270 e precisamente su un’area oggi occupata dalla chiesa di Sant’Antonio Abate, il valido tempio risalente al XIII secolo con il bellissimo campanile quattrocentesco restaurato dall’architetto Luca Beltrami ai primi del ‘900. In questo luogo sorse presto, nel 1272, il chiostro del convento antoniano.
Qui venne creato un ospizio e pure un ospedale di piccole dimensioni, in particolare per la cura degli ammalati affetti da “fuoco sacro”, come lo si definiva allora, oggi denominato “Fuoco di Sant’Antonio” ossia herpes zoster. Bernabò Visconti vide con favore questo adoperarsi da parte dei frati e provvide a far ampliare l’ospedale stesso. Anche Gian Galeazzo Visconti volle ampiamente tutelare questa struttura, ma le cose cambiarono con l’avvento di Francesco Sforza, il quale diede vita ad una estesa riforma sanitaria, culminata con la realizzazione dell’ospedale Ca’ Granda, quasi limitrofo al nosocomio dei frati.
Purtroppo, malgrado il dispiacere dei religiosi, la loro struttura ospedaliera venne presto dismessa e poco più tardi quasi demolita. Della vecchia realizzazione rimane oggi soltanto il campanile più sopra citato, in mattoni a vista, di forma quadrata, con una interessante cuspide a cono. Per contro, il chiostro venne restaurato nel corso del XVI secolo e anche l’antico edificio riprese a vivere. Si provvide ad inserire arcate nonché fregi in stile quattrocentesco. Al piano terra furono realizzate colonne doriche mentre al primo piano apparvero colonne ioniche.
Su un lato della parete nord sono stati creati artistici grifoni alati e scudi araldici Sulle pareti est e ovest osserviamo teste di vecchi con barba. Sul lato nord ecco apparire vivaci teste di giovani.
L’edificio, sino al 1953, venne abitato dal cardinale Ildefonso Schuster. Oggi viene utilizzato dalla Diocesi per incontri vari mentre l’Università degli Studi di Milano organizza spesso qui conferenze e meeting.