martedì, Aprile 23, 2024
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UN CAVALLO MONTATO DA NAPOLEONE

di Carlo Radollovich

La Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano è in vita da oltre due secoli, essendo nata nel 1791 nella sede del Lazzaretto milanese. All’inizio si occupava prevalentemente della cura del cavallo e operava comunque nell’ambito del servizio pubblico veterinario.

A seguito di precise norme contemplate nella riforma napoleonica, assunse il titolo di Scuola Veterinaria Maggiore e si trasferiva presso il convento di Santa Francesca Romana (sede dei Padri Agostiniani Scalzi) nel 1808. Successivamente si spostava in via Celoria 10, ove si trova tuttora (vedi foto).

Autentico vanto della Facoltà Veterinaria è rappresentato, tra l’altro, dalla raccolta di materiale museale davvero prestigioso. Il primo nucleo della collezione risale al 1808 ove una figura di spicco, l’anatomico Luigi Leroy, si distingueva per le sue valide esperienze, a capo di una scuola decisamente all’avanguardia.

Egli raccolse scheletri di animali già appartenenti all’antico Gabinetto di Anatomia ed ebbe cura in particolare dello scheletro di un cavallo arabo, montato da Napoleone Bonaparte nel corso della Campagna d’Egitto (1798 – 1801), campagna che, nonostante le sconfitte finali, contribuì ad accrescere la fama del generale Bonaparte. Curiosa la storia di tale cavalcatura, riportata successivamente in Europa per poi essere donata al principe Eugenio Beauharnais, genero di Napoleone e viceré d’Italia. L’animale venne curato nel migliore dei modi, tanto che si spense alla veneranda età di trent’anni in una scuderia di Monza.

Esiste poi in via Celoria una ricca Collezione Anatomica, in attesa di essere trasferita in una sede più adeguata. Qui sono conservati tra l’altro un bovino con i muscoli esposti, un ariete, una scimmia e addirittura un uomo che conserva parte dell’apparato vascolare. Fanno parte della collezione anche una serie di placente di animali domestici nonché un certo numero di animali malformati e mummie di agnelli di diverse età. Spicca la conservazione di un dromedario del quale sono state conservate anche le viscere.

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