di Ugo Perugini —-
Presentato alla stampa, il docu-film “Dentro Caravaggio”, per la regia di Francesco Fei e la partecipazione straordinaria di Sandro Lombardi, che sarà nelle sale (oltre 370 in tutta Italia), il 27, 28 e 29 maggio prossimi e poi inizierà il suo viaggio per il mondo.
L’opera colpisce per la cura – l’amore, staremmo per dire – con cui viene presentato questo grande personaggio della pittura italiana. Un racconto attento, che lascia da parte aspetti facili di spettacolarizzazione, per entrare nel vivo – in modo divulgativo ma serio, senza essere pedante – della sua visione del mondo, per farci scoprire, una volta ancora, quanto sia vicino a noi, quanto ci sia contemporaneo.
L’hanno detto in molti: se vivesse oggi, Caravaggio probabilmente farebbe il regista e, forse, farebbe un film sugli immigrati, e per capire i loro drammi crediamo che non esiterebbe a condividere le loro esperienze. Perché Caravaggio era così. Capace di frequentare gli ambienti altolocati legati alla Chiesa e le osterie più malfamate, i bordelli peggiori della città, amico di prostitute di strada e di puttane di alto bordo, come la famosa Filide Melandroni, peraltro donna intelligente e di una certa cultura. Ma con una preferenza per la gente comune, per i derelitti, abituato a vivere come loro, accontentandosi di poco, “negligentissimo nel pulirsi”.
Ma Caravaggio è anticipatore del cinema anche per l’uso magistrale della luce e il ricorso a quella artificiale; per il suo innato e creativo senso narrativo, in quanto i personaggi dipinti sono sempre colti nel momento dell’azione, spesso la più truce, le loro mani in continuo movimento: viene in mente lo sgozzamento di Oloferne, col sangue che zampilla.
C’è chi, ai suoi tempi, gli rinfacciava di essere l’unico imitatore della natura, incapace di rappresentare “nulla di falso e disonesto” ma, così facendo, mostrandosi esageratamente scandaloso: la Madonna troppo scollata, Sant’Anna dipinta come una orrenda vecchiaccia. Forse, Caravaggio piace proprio per questo, perché coglie quel bisogno di crudeltà, di durezza, di autenticità, ma forse anche di morboso, che c’è in ognuno di noi. I Masbedo, due artisti di videoarte, si azzardano a paragonare il suo fascino alla ben più insana attrazione che coglie i curiosi che in autostrada fanno la fila per vedere da vicino le vittime di un incidente.
Secondo Milo Manara, il fumettista, anch’egli appassionato di Caravaggio, il pittore in tutte le sue opere vuole significare che Dio è dentro l’uomo e lì va cercato. Quando dipinge San Francesco in estasi, spossato, in una dimensione tra il mistico e l’erotico o nel martirio di Sant’Orsola, quando lo sguardo della donna non si rivolge verso l’alto, come nella tradizionale iconografia, ma verso il suo petto, dove è conficcata la freccia scagliata da Attila.
Un Caravaggio-Ulisse che viaggia prima per sfuggire alla pena capitale, ossessionato dal timore di finire giustiziato, decapitato, per i suoi delitti e, poi, illuso di ricevere la grazia. Anche se, per varie incredibili circostanze ciò non sarà possibile e lui tornato a Porto Ercole, troverà la morte per malattia.
Un docu-film da vedere, con una guida eccezionale come Sandro Lombardi, che è stato studioso di storia dell’arte ma è anche attore sensibile che sa condurre con grazia lo spettatore dentro le vicende del pittore, anche per merito della sceneggiatura di Jacopo Ghilardotti, tra Milano, Roma, Napoli, Malta, Siracusa e Messina. Immagini splendide, sottolineate da musiche originali davvero preziose di Teho Teardo, che sanno ricreare atmosfere e suggestioni coinvolgenti.
L’opera è stata realizzata dalla Nexo Digital, Italia Classica, Skira Editore, Adler Entertainment, con il sostegno di Banca Intesa San Paolo.
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