di Ugo Perugini
Alla Pinacoteca di Brera dal 5 al 24 febbraio. Nella foto Letizia Lodi illustra i due capolavori.
Il dialogo tra Caravaggio e Rembrand nelle due cene di Emmaus è interessante ma prima di tutto bisogna superare l’impatto della differenza di dimensione delle due opere. Grande quella di Caravaggio(141×175 cm), molto più piccola quella di Rembrand (39×42 cm).
Quindi, il consiglio è quello di avvicinarsi a quella di Rembrand quanto basta per ristabilire le proporzioni al fine di consentirne un omogeneo raffronto.
Bisogna, inoltre, tenere conto che mentre in quella di Caravaggio prevale il nero, sulla parte sinistra (dove attraverso una operazione di riflettografia infrarossa svolta nel 1978 a seguito di un restauro è stato scoperto un paesaggio che il Merisi ha cancellato, stendendovi sopra il suo caratteristico colore nero), nel quadro di Rembrand prevale il giallo sulla parte destra, dove si staglia la silhouette di Cristo.
Né va dimenticata la differenza del manufatto: quello di Rembrand è un foglio di carta applicato a un piccolo pannello di legno mentre quello di Caravaggio è un dipinto ad olio su tela. Poiché il gioco della luce è determinante in entrambe le opere, occorre tenere conto della rifrazione che è diversa a seconda dei materiali su cui i colori vengono applicati.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’opera di Caravaggio è stata eseguita nel 1606 da un pittore già maturo per l’epoca (35 anni e, oltretutto, appena fuggito da Roma, dopo aver commesso un delitto) mentre Rembrand realizzò il suo dipinto a soli 23 anni nel 1629.
Importante è anche il luogo dove le opere sono state realizzate: mentre Caravaggio in Italia poteva dipingere liberamente il volto di Cristo, al pittore olandese, che viveva in un paese protestante, questo era vietato: ecco il motivo per cui di Gesù si vede solo il profilo.
Ma la cena di Emmaus ha un suo fascino anche perché da come ce la racconta Luca nel suo Vangelo è un episodio misterioso. Cristo è morto sulla croce. E qualche giorno dopo dei viandanti diretti a Emmaus, non lontano da Gerusalemme, se lo ritrovano accanto che cammina con loro. Non lo riconoscono, però lo invitano a cena. Solo allo spezzare del pane da parte di questo straniero si rendono conto di chi sia. Ma lui in quell’istante scomparirà.
Gesù è lo straniero accanto a noi, dobbiamo condividere il pane con lui, aiutarlo, non cacciarlo, riconoscerlo in una presenza diversa che si fa vicina nella sua assenza.
Nel Caravaggio il Cristo allo spezzare del pane si è appena rivelato. La scena è più statica. C’è lo stupore di Cleophas e dell’altro discepolo (forse lo stesso Luca?) di spalle, e gli sguardi attoniti del locandiere e dell’anziana donna. In Rembrand, Cristo in controluce è pronto a scomparire e tutta la scena è in movimento: il coltello che sta per cadere dalla tavola, lo sgabello che si rovescia.
Un attimo, la luce della fede è una visione che va colta al volo!