di Carlo Radollovich
In via dell’Ambrosiana 20, in pieno centro cittadino, tra le piazze Pio XI e San Sepolcro, è possibile visitare un singolare museo, suddiviso su cinque piani e comprendente 40 sezioni, che riunisce numerose collezioni di oggetti rispecchianti la vita dei nostri avi nei secoli scorsi.
Tali oggetti sono veramente curiosi e meritano di essere osservati non solo in foto, ma anche da vicino in occasione di visite. Ne citiamo alcuni: cavalli in legno, giochi vari, caratteristici orologi, una serie di strumenti scientifici, casseforti, artistici cofanetti, bastoni da passeggio, attrezzi da lavoro.
E’ visitabile un’ampia sala-armeria (vedi foto) che comprende archibugi, un piccolo cannone, elmi, scudi, spade e strumenti medievali impiegati per torture. E che dire di altri strani oggetti del tutto particolari? Ad esempio, una ciocca di capelli della marchesa di Pompadour, strani pitali in cui sono stati inseriti dei carillon, un antenato dei moderni automi ossia una scimmia nell’atto di fumare, un’aspirapolvere a pompa risalente al 1750 circa, addirittura una sedia gestatoria, un teatrino a soffitto e carte da gioco del XVII secolo.
Il collezionista Mangini (1912 – 2003), infaticabile raccoglitore di molte meraviglie storiche, non ha soltanto voluto realizzare una collezione unica nel suo genere, ma ha anche desiderato trasmetterla ai futuri concittadini sotto forma di Fondazione.
L’antica casa in cui è stato allestito l’ampio museo era stata acquistata nel 1978 da Emilio Carlo assieme al figlio Giuseppe. Un’autentica sorpresa relativa a questo stabile risale al 1991: ci si rendeva conto che nelle cantine, sotto certi intonaci, apparivano antichi mattoni, i quali, dopo attente valutazioni, evidenziavano l’età dell’edificio risalente al XV secolo.
Si scoprì pure, nelle cantine, un doppio pozzo che venne costruito nel VI secolo e che, con tutta probabilità, rispecchia il rifacimento di un preesistente pozzo di epoca romana.