martedì, Aprile 16, 2024
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Camilla Ravera, la prima donna senatrice a vita

La futura attivista piemontese, che farà della politica il suo primo e unico impegno nella vita, nasce ad Acqui Terme nel 1989. Dopo essersi diplomata maestra elementare, prende parte a diverse associazioni che si occupano della condizione della donna lavoratrice.

E infatti, per poter meglio difendere la situazione femminile nell’ambito del lavoro, si iscrive al Partito Socialista. Più avanti viene assunta dalla rivista “L’Ordine Nuovo” e lei rimane così presa dalla politica che non avrà nemmeno il tempo di scegliere un marito per metter su famiglia.

Durante il Ventennio è inizialmente timorosa di entrare nella clandestinità per contrastare le idee che emergono, ma poco dopo scioglie ogni dubbio e vi entra con decisione con due nomi di battaglia: prima “Micheli” e poi “Silvia”.

Nel luglio del 1930 deve incontrarsi, ad Arona, con alcuni dirigenti di spicco, ovviamente clandestini, ma nel locale predisposto non trova i colleghi bensì alcuni agenti che l’arrestano. Purtroppo, il Tribunale Speciale la condannerà a quindici anni di detenzione che sconterà sino al termine della dittatura.

Viene confinata dapprima a Montalbano Jonico, poi a San Giorgio Lucano, a Ponza e infine sull’isola di Ventotene unitamente al politico Umberto Terracini. Qui, nel 1939, si apre per lei un burrascoso conflitto con il pensiero rosso di Pietro Secchia, di Mauro Scoccimarro e di Girolamo Li Causi.

Più avanti Camilla Ravera dirà che l’eventuale vittoria del nazismo alla fine della guerra non coinciderà mai con la fascistizzazione dell’Europa. Lei viene finalmente scarcerata nel settembre del 1943 e, assolutamente non in salute, viene accolta dalla sorella in una casa di campagna presso Pinerolo. Qui impartisce lezioni di italiano a diversi figli di contadini che poi diventeranno valorosi partigiani.

Nel 1946 viene eletta Consigliere comunale a Torino e diventa contemporaneamente dirigente dell’ UDI (Unione Donne Italiane). Nel 1982, per mano del presidente Pertini, riceverà assai commossa la carica di senatrice a vita.

Muore a Roma, quasi centenaria, nell’aprile del 1988.

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