mercoledì, Maggio 8, 2024
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BRERA SOTTO L’OBIETTIVO DI SETTE FOTOGRAFI

di Ugo Perugini

Luca Carrà, Mario Cresci, Paola Di Bello, Mario Dondero, Carlo Orsi, Giovanni Ricci, Annalisa Sanzogni alla Pinacoteca di Brera fino al 2 novembre con le loro interpretazioni della realtà  museale, della sua vita e del suo fascino.

Il rapporto tra la Pinacoteca e la fotografia c’è sempre stato. Ma è cambiato nel tempo, come cambiano le idee e le prospettive degli uomini e spesso, come è accaduto negli ultimi anni,  si è rarefatto, nonostante mostre e convegni ad hoc. La prima campagna fotografica sul Museo risale al 1903 con il Sopraintendente di allora Corrado Ricci. I fotografi all’epoca erano artisti essi stessi e le foto dovevano essere belle dal punto di vista estetico e formale. Nell’ultima campagna fotografica, quella del dopoguerra, dove si doveva dare risalto all’aspetto della ricostruzione, l’approccio cambia. I fotografi diventano reporter, le foto istantanee  servono soprattutto a dare informazioni al grande pubblico.

Oggi, a distanza di anni, arte e fotografia, quasi paradossalmente, si trovano accomunate dagli stessi problemi creativi e interpretativi, dalla contaminazione dei linguaggi, al dilemma del messaggio senza codice. Ma ormai anche la fotografia è entrata senza dubbio a far parte delle forme artistiche contemporanee, lo testimonia il fatto che a Palazzo Citterio, in corso di restauro, sarà prevista la sede della fototeca, che conterrà archivi, reperti fotogiornalistici, di architettura, di moda, ecc. attualmente in possesso di Brera, con una zona adibita a mostre di settore.

La Soprintendente di Brera, Sandrina Bandera, con la collaborazione di Cecilia Ghibaudi e Giorgio Zanchetti, e la consulenza di Carlo Bertelli, già direttore del Gabinetto Fotografico Nazionale, ha colto l’occasione per  offrire a sette fotografi, di orientamento e generazioni diversi, l’opportunità di mettersi a confronto con la realtà museale di oggi e tradurla in immagini originali per capire e far capire come la fotografia vede e interpreta l’istituzione museale, intesa come spazio espositivo, luogo aggregativo, momento di riflessione ed emozione,  ambito di lavoro (attività di restauro), ecc. A ogni autore è stata dedicata una sala con le sue realizzazioni fotografiche. Ne è uscito un contributo molto eterogeneo ma indubbiamente interessante e stimolante che molto sinteticamente riportiamo.

Annalisa Sonzogni. La sua attenzione si rivolge soprattutto allo spazio museale e al significato della luce in questo contesto. Le foto sono state fatte di notte, in sale deserte, illuminate solo dalle luci di emergenza, mentre i quadri appaiono come inquietanti buchi neri.

Luca Carrà. Qui l’idea ha il senso della provocazione e della sperimentazione. Le foto molto sovraesposte delle sculture del cortile di Brera costringono lo spettatore a osservarle con attenzione per discernere nel nero delle fotografie le sagome famigliari delle opere.

Giovanni Ricci. Il fotografo in questo caso diventa un osservatore discreto che passeggia tra le sale della Pinacoteca per cogliere il rapporto dello spazio tra le opere esposte e il senso dello spazio delle opere stesse che promanano come aloni di interesse e coinvolgimento.

Mario Dondero. Nelle sue opere emerge la quotidianità della realtà del Museo, come macchina viva di lavoro e studio, con un procedimento di contestualizzazione che va dalle attività di restauro alle lezioni tenute dinanzi alle opere d’arte.

Paola Di Bello. Per un’intera giornata, la fotografa ha allestito un set fotografico in una sala della Pinacoteca scattando immagini a collaboratori e visitatori casuali e lasciando che ognuno, a sua discrezione, si mettesse in mostra. Per una volta lo spettatore è diventato protagonista.

Foto di Paola di Bello: Il museo è anche un momento d'affetto tra padre e figlio
Foto di Paola Di Bello: Il museo è anche un momento d’affetto tra padre e figlio

Mario Cresci. Il fotografo qui ha cercato tra le varie opere esposte quei personaggi che sembrano guardare dritto negli occhi gli spettatori. Li ha presi e isolati, creandone 11 ritratti, sotto un filtro azzurro, e inserendoli in cornici di diversa forma. Un’operazione concettuale ardita ma stimolante.

Carlo Orsi. Qui emerge il carattere del fotografo come reportagista. Per sette giorni ha girato le sale cercando di cogliere momenti particolari, gesti eclatanti del pubblico di fronte ai vari capolavori. Ne sono scaturite immagine di grande impatto e suggestione.

Skira ha realizzato il volume che presenta la Mostra, che resterà  aperta fino al 2 novembre dalle ore 8,30 alle ore 19,15 da martedì a domenica. Ingresso (intero 9 euro, ridotto 6 euro). Martedì 9 settembre ingresso libero dalle 18 alle 20!

 

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