di Carlo Radollovich
Ecco un incredibile dato di fatto: quando le auto con targa svizzera incorrono in divieti previsti dal codice sul territorio italiano (vedi accessi vietati e controllati da videocamera, soste non consentite, eccessi di velocità, eccetera), sei sanzioni su sette vengono completamente ignorate.
Le violazioni che la polizia locale di Como ha registrato sono superiori a 70mila e i mancati incassi, per l’85% circa delle sanzioni non saldate, sfiorano i 300mila euro. Davvero inammissibile questo comportamento da parte degli automobilisti elvetici, tanto precisi e osservanti delle norme di circolazione in patria, quanto disordinati e poco puntuali nell’ammettere le proprie responsabilità se viaggiano da noi. Sembra infatti incredibile il loro comportamento, a meno che si tratti di una contestazione effettuata de visu e non di una multa scattata a mezzo autovelox o da altre telecamere.
Questo penosa condotta svizzera, con particolare riferimento alle targhe TI (Ticino), è stata più volte denunciata da giornali italiani e addirittura sottolineata da una società incaricata delle riscossioni, la quale ha tentato in più occasioni di recuperare almeno una parte delle somme dovute, conseguendo tuttavia successi molto limitati.
Ci auguriamo vivamente che le competenti autorità possano prossimamente intervenire a livelli più alti, anche per mettere fine ad una situazione a dir poco imbarazzante e sgradevole. Spiace che le multe vengano spesso notificate in modo non tempestivo, come si desidererebbe, ma con l’ausilio delle poste, che certamente non brillano per celerità. E se si facesse scattare l’ammenda con posta elettronica certificata?