di U. Perugini
Non è che se ne parli molto ma in Europa c’è aria di referendum per l’indipendenza. Il primo è quello che si terrà in Scozia il 18 settembre.
Sembra che qui i “no”, cioè i contrari, siano, seppur di poco, la maggioranza. Ma non è detto fino all’ultimo. Ci sono di mezzo aspetti economici che potrebbero far pendere la bilancia a sfavore delle idee indipendentiste di Salmond.
Però tali idee sono abbastanza radicate, in quanto molti ritengono che la Scozia sia ormai matura per potersi gestire da sola, puntando eventualmente sulla green economy e sul suo petrolio. Poi, non manca il fascino patriottico per riconquistare, dopo tre secoli, l’indipendenza.
E’ comunque un test importante, come quello che dovrebbe attendere i catalani il 9 novembre prossimo. Perché usiamo il condizionale? Perché il governo centrale si è dichiarato contrario. In questa regione, che vuole rendersi autonoma dalla Spagna, sarà importante anche capire come verrà vissuta la festa per la Giornata Nazionale della Catalogna l’11 settembre prossimo.
La situazione non è così chiara. Da sempre esistono contrasti tra baschi e catalani, ma soprattutto questi ultimi rivendicano il fatto che la loro Regione è quella che contribuisce maggiormente all’economia dello Stato, qui infatti più alto è il reddito pro capite.
E in Italia? Il referendum sull’indipendenza del Veneto è stato bocciato in quanto in contrasto con l’articolo 5 della Costituzione, quello sull’autonomia del Veneto è stato giudicato anomalo e illegittimo, anche se ci saranno ricorsi visto che negare al Veneto di aspirare allo Statuto Speciale quando le regioni confinanti ne beneficiano da tempo, sembrerebbe per lo meno assurdo.
In Lombardia, il Governatore Roberto Maroni aveva confermato la sua intenzione di prevedere un referendum anche per trasformare la Lombardia in una regione a statuto speciale, con proposta già depositata al Consiglio regionale. Non se ne sa nulla, ad oggi.
Stiamo a vedere. Attendiamo anche il parere dei Lettori su questi temi.