Nasce a Trento nel 1923, frequenta il liceo classico ottenendo ottimi risultati e, mentre è iscritta all’Università di Roma, conosce nel 1942 il drammaturgo e saggista siciliano Vitaliano Brancati che sposerà cinque anni più tardi.
Il matrimonio dura appena sette anni e, forse, non esistevano le premesse per farlo durare di più. Lui innamoratissimo, lei non raggiunge un’analoga intensità affettiva. E’ spesso impegnata in diverse tournée, tanto che la figlia Antonia viene spesso affidata a tate o a persone di fiducia.
Il temperamento di Vitaliano mette in luce forme di gelosia sempre più frequenti, mentre la Proclemer si trova al centro di interpretazioni sempre impegnative, alle prese con autori di primissimo piano come D’Annunzio, Schiller, Camus, Verga, Pirandello e altri ancora.
In ruoli così onerosi e difficili, l’attrice viene assai apprezzata dai molti aficionados, malgrado alcune sue piccole manie facciano sorridere. Ad esempio, ama portare sempre con sé una fotografia di Lawrence Olivier, ma non l’immagine che possa riprodurre il suo corpo o il suo viso, bensì soltanto gli occhi dell’attore e confida agli amici: “Essi rappresentano la luce che rischiara il mio cammino”.
Nel 1954 Vitaliano Brancati muore a seguito di un intervento chirurgico che il suo cuore non sopporta. Anna resta sola, ma soltanto per breve tempo. Dopo una sua relazione con Tommaso Landolfi, lo scrittore “tenebroso”, ecco spuntare la stella di Giorgio Albertazzi, che rappresenterà il suo amore più autentico. Si sposeranno a Roma quando lui compirà ottantaquattro anni.
Nel corso della sua vita, Anna Proclemer si compiace con se stessa per le riuscite parti di attrice drammatica che le hanno procurato molti successi, ma al tempo stesso si rammarica per una sua carenza caratteriale: non aver avuto la forza, in occasione di certe recitazioni, di aver imposto il proprio punto di vista al regista, magari con un pizzico di prepotenza.
Negli anni Dieci, dichiara di essere una “single felice”. Legge, anche se non molto, felice di aver scoperto lo stile di Proust. Va spesso a teatro, viaggia e lavora ancora intrattenendo giovani musicisti, suggerendo loro di inserire parole e musica nel modo più armonioso possibile.
Conclude i suoi settanta anni di carriera partecipando al film “Magnifica Presenza” di Ferzan Ozpetec del 2012. Ammalatasi nel marzo del 2013, ci lascia per sempre nell’aprile dello stesso anno dopo essere stata ricoverata presso un ospedale romano.