lunedì, Dicembre 23, 2024
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ALLA PERMANENTE: LÉGGERELINEELEGGÉRE

Cosa nasconde quella specie di scioglilingua che dà il titolo alla Mostra della Permanente fino al 24 marzo? E’ il tema, la falsariga, forse un po’ criptica ma stimolante, che Angela Maria Capozzi, Carlo Catiri e Massimo Romani hanno affidato agli artisti soci del sodalizio per realizzare le loro opere per la rassegna annuale. E il risultato, dobbiamo dirlo, è stato decisamente positivo.

La presentazione della manifestazione a cura del Presidente Emanuele Fiano

Più di 150 opere tra pittura, scultura, fotografie, installazioni, che hanno interpretato il tema della linea, “volubile, capricciosa, materica ma impalpabile”, da cui si dipana il desiderio di leggerezza per opporsi alla pesantezza della vita di ogni giorno.

Oggi siamo ossessionati dalla linea. Temiamo di perderla. Sia quella fisica (ecco perché facciamo le diete) sia quella che ci consente di collegarci agli altri (di qui la sudditanza al telefonino). Sono linee estremamente delicate, molto difficili da conservare entrambe. Sono linee sottili oltre le quali si può cadere nell’ombra, nell’oblio. La linea d’ombra incombe sempre su di noi.

Mario Bernardinello (Bernard) : Omaggio a Franz Kline – L’artista lombardo, ma conosciuto negli Usa e in Giappone, riprende con la lotta tra il nero e il bianco il discorso del grande artista statunitense, Franz Kline. Anche in Bernard l’astrazione segnica raggiunge toni tragici e angoscianti, ma ha più il sapore di una provocazione dirompente.

Ma la linea, sequenza infinita di punti, è anche l’elemento base di ogni espressione dell’uomo. Compresa quella artistica. E’ l’archetipo, l’elemento originario, la sintesi estrema di ogni nostra espressione. Dal momento in cui l’uomo è apparso sulla terra.

La nostra epoca sembra sempre più orientata verso la sintesi. Un ritorno al primitivo. E’ anche merito o colpa delle innovazioni informatiche. Tendiamo alla semplificazione e, spesso, così facendo perdiamo molti particolari importanti.

Giancarlo NucciSostenibile leggerezza del colore –  La linea è l’orizzonte che rappresenta l’estrema sintesi del panorama. La bellezza non è solo nell’occhio che guarda ma nella mente che decifra i colori: il vivo rosso dello sfondo che deborda e l’azzurro che scorre più sotto. Gli elementi ci sono tutti basta interpretarli.

Arrivare all’essenza è una esigenza per poter capire meglio ciò che ci sta intorno ma anche un suo limite.  Non sempre è possibile comprendere tutto in un solo colpo. La realtà è sempre un intreccio (forse inestricabile) di linee che vanno in ogni direzione. Saperle vedere, interpretare, coglierne la tendenza non è facile. Si tratta di linee rette ma anche di linee curve, spezzate.

Sarebbe bello che avessimo davanti a noi solo linee e punti come in un alfabeto Morse e potessimo decifrarlo. Non è così, purtroppo. Forse in questo momento ci sono davanti a noi tre punti, tre linee e tre punti. Sì, un SOS che tardiamo a comprendere.

Lydia LorenziOltre la superficie – Non la tela ma il vetro per capovolgere le prospettive e crearne di nuove. Gli alberi si stagliano sul blu dello sfondo e i rami pian piano si ricoprono di fiori. La speranza che non muore ma ha la forza che le garantisce la Natura di rinascere ogni volta a dispetto della tracotanza dell’uomo.

Chi può aiutarci a decifrarlo sono solo gli artisti che sanno leggere i punti e le linee e soprattutto sanno leggere tra le linee, cioè tra le righe, anche a costo di venire fraintesi. Ma l’arte sfugge ai modelli di pensiero prestabiliti, alla cultura predigerita, vuole avere degli intenditori ma anche e, forse, soprattutto, dei fraintenditori. E’ così, solo così, che può sopravvivere…

Tiziano Fusar PoliRivisitazioni esistenziali –  Fotografie, forse cartoline su una scrivania. Nel linguaggio denso e pastoso dell’artista i ricordi che suscitano quelle immagini prima che finiscano nell’oblio appaiono estremamente alterati, ossessionanti come in un incubo dal quale si vuole fuggire.

Tra i numerosi artisti presenti, ne abbiamo  segnalati alcuni – non ce ne vogliano gli esclusi – che ci sono stati più vicini nel corso degli anni.

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