domenica, Dicembre 22, 2024
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Al San Babila: Falstaff ingannato dalle donne

Potremmo dire che nella commedia tratta da “Fastaff” e le “Allegre comari di Windsor” di William Shakespeare certe definizioni che vengono usate dovrebbero essere riviste.

Le donne che dominano questa deliziosa commedia sono tutt’altro che “allegre”, nel senso di fatue, leggere e vuote. Al contrario, sono oneste, virtuose e fedeli ai propri mariti, fino a diventarne complici nella beffa finale, ma anche libere di prendersi gioco di un Falstaff che vorrebbe farle cadere nella sua trappola amorosa che ha solo (come sempre) meschine finalità economiche.

Donne che nella loro levità di comportamento, ingannano ma a fin di bene, inventano “fake news”, come diremmo oggi, solo per smascherare i comportamenti ambigui di Falstaff, arrivista e ipocrita.

Pensate che Shakespeare, nel testo originale inglese, le comari le definisce “gossip”. Un termine che oggi si spreca. Ma alla fine nella versione che Roberto Lerici propone nella sua rivisitazione della commedia ne esce, anche per merito della capacità magnetica dell’attore (un eccellente Edoardo Siravo), la figura di John Falstaff, illuso, beffato, continuamente ingannato da una realtà che non si piega ai suoi maneggi.

Tanto che questa figura completamente negativa può alla fine addirittura sembrarci positiva, visto che allo spettatore viene voglia di immedesimarsi in lui, ridere delle sue disavventure grottesche, delle sue figuracce. Forse, riconoscendo che spesso tutti siamo un po’ Falstaff quando – magari solo per sopravvivere ai meccanismi diabolici di questa società – cerchiamo di ingannare gli altri ma veniamo ingannati a nostra volta. L’epoca in cui viviamo sembra impietosa in questo senso.

D’altra parte, bisogna riconoscere che sotto un’altra prospettiva ciò rappresenta un messaggio di speranza in questo nostro mondo dove, purtroppo, i furbi alla fine, al contrario di Falstaff, finiscono per avere sempre ragione.

Shakespeare davvero vuole darci una lezione morale. Ci dice che l’avarizia, la lussuria, la gelosia, l’ipocrisia alla fine non pagano perché, bene o male la giustizia trionfa.  

Purtroppo, sappiamo che non sempre (o quasi mai) è così però il teatro ha anche quella funzione catartica che ci aiuta a riflettere sui comportamenti degli uomini e quindi a far scaturire qualche utile riflessione morale.

Ma se non vogliamo spingere oltre questa analisi troppo impegnativa, vediamo la commedia col solo intento di divertirci, lasciando che se i messaggi morali ci sono ci arrivino subliminalmente dietro un sorriso divertito.

E il merito va senz’altro agli attori. Oltre al già citato Edoardo Siravo, Francesca Bianco,  Marco Bonetti, Fabrizio Bordignon, FrancescaButtarazzi, Gabriella Casali, Giuseppe Cattani, Alessandro Laprovitera, Antonio Palumbo ,Paolo Perinelli, Germano Rubbi, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi.

La regia del lavoro è di Carlo Emilio Lerici. La Compagnia del Teatro Belli ha ricordato alla fine la figura del suo fondatore, l’attore Antonio Salines, scomparso nel 2021.

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