di Antonio Barbalinardo
Trentacinque anni fa la sera del 1°aprile 1980, presso la sezione “Luigi Perazzoli” della Democrazia Cristiana in via Mottarone, 5, nell’ex zona 20 di Milano, era in corso un dibattito pubblico tenuto dall’onorevole Nadir Tedeschi; niente faceva presagire cosa sarebbe successo alle 21,40 poco tempo dopo l’inizio dell’incontro politico.
Improvvisamente nella sala ci fu l’irruzione di un gruppo di quattro giovani; una donna imbavagliata, con un basco che le scendeva sulla fronte e tre uomini imbavagliati e incappucciati, tutti con le pistole in pugno, con tono categorico intimarono: “Mani in alto e non muovetevi! Siamo le brigate rosse, non reagite e arrendetevi se non volete che accada una carneficina”.
Nella concitata situazione di paura, i presenti furono depredati degli oggetti personali, dei portafogli e dei documenti. Tutti rimasero fermi e terrorizzati sotto la minaccia delle pistole, molti furono messi nel centro della sala e costretti a reggere uno striscione inneggiante le brigate rosse, furono fotografati e disposti in modo d’assistere all’esecuzione di fuoco che stava per essere eseguita.
I brigatisti nel frattempo avevano individuato le vittime per il rito della gambizzazione che furono portate in fondo alla sala quale: l’onorevole Nadir Tedeschi, Eros Robbiani Segretario della sezione D.C., Emilio De Buono Dirigente della locale sezione e Antonio Iosa, molto conosciuto a livello cittadino poiché era il Presidente del Circolo Culturale Carlo Perini impegnato nell’attività sociale e culturale del territorio milanese.
I brigatisti iniziarono a puntare le pistole e sparare, il primo a essere colpito con quattro colpi fu Antonio Iosa, cui uno alla gamba sinistra e gli altri tre alla gamba destra, contemporaneamente spararono su Eros Robbiani, sull’onorevole Nadir Tedeschi e su Emilio De Buono.
I brigatisti mentre sparavano gridarono: “Questo è quello che meritano i servi di Kossiga!”, Francesco Cossiga allora era Presidente del Consiglio dei Ministri.
Quando si leggono sul giornale o si ascoltano al telegiornale le notizie di attentati, di rapimenti o di stragi in genere la notizia ti colpisce nell’immediato ma dopo si dimentica. Invece l’assalto terroristico presso la sede di via Mottarone, 5, non l’ho letta sul giornale ma l’ho sentita raccontare molte volte da chi quella tragica serata del 1° aprile l’ha vissuta. Per me quell’assalto alla sezione “Luigi Perazzoli” di via Mottarone è rimasto un ricordo particolare, pur se non l’avevo né vissuto e nemmeno allora conoscevo il luogo e le persone coinvolte.
Soltanto dopo qualche anno verso la fine degli anni ’80 ho iniziato a frequentare la sezione D.C. di via Mottarone, dove lì è iniziato il mio impegno politico nell’ex Zona 20 di Milano, in quella sezione ho conosciuto le quattro vittime colpite la sera del 1° aprile 1980 e le molte persone che erano lì presenti a quell’assalto delle brigate rosse.
In seguito per il mio impegno sociale e culturale ho conosciuto in particolar modo Antonio Iosa cui mi lega una lunga amicizia, seguendolo più da vicino per l’impegno comune nell’ambito culturale ho avuto occasione di sentire molte volte dalla sua diretta voce quanto da lui vissuto in quella tragica serata oltre che vedere in lui le ferite subite e la sofferenza fisica quotidiana che viveva e che continua a vivere ancora oggi.
Stessa tragica esperienza la raccontavano gli amici: Eros Robbiani, Nadir Tedeschi e Emilio De Buono anche lui impegnato con il suo Circolo Culturale Prealpi.
Eros Robbiani e Emilio De Buono sono entrambi deceduti anni fa, l’ex onorevole Nadir Tedeschi ha continuato nell’impegno politico mentre Antonio Iosa ha continuato il suo impegno civile, sociale e culturale, con il Circolo Culturale Carlo Perini che aveva avviato nel 1962, oggi diventato omonima Fondazione.
Proprio per questo impegno culturale Antonio Iosa, durante l’assalto fu insultato dai brigatisti, cui uno di questi aveva frequentato il suo Circolo Culturale e secondo il loro pensiero, il suo modo di fare cultura in periferia era: “Cultura per il sistema politico dominante, ingannando i proletari e i sottoproletari di Quarto Oggiaro e dei quartieri periferici di Milano”.
Antonio Iosa oggi rappresenta la memoria storica dello stragismo milanese, poiché nonostante sia sofferente dei postumi di quelle ferite subite nel 1980, lui va in giro per le scuole di ogni ordine e grado a portare la sua testimonianza di quello che è stato quel particolare periodo dello stragismo in Italia.
Antonio Iosa, ha scritto tre importanti libri sul quel particolare periodo: il primo “AD UN PASSO DALLA MORTE”, dopo nel 2008 è seguito il libro “LA STORIA DI IERI E DI OGGI – Per non dimenticare le vittime di strage e terrorismo, delle foibe e dei campi di concentramento”, l’ultimo libro del 2010 “Milano e gli anni del terrorismo”.
Negli ultimi anni Antonio Iosa ha realizzato la mappa “MEMORIA delle vittime di stragi e terrorismo” un percorso sugli attentati e stragi eseguiti a Milano, e in conformità alla mappa il Comune di Milano ha iniziato insieme a AIVITER LOMBARDIA un percorso di luoghi, dove sono state intitolate alcune piazze, vie e giardini con la posa di targhe in memoria delle vittime del terrorismo, nei luoghi dove sono caduti o che hanno vissuto le vittime stesse.
Per citarne uno, il giardino di piazza Prealpi, dedicato al Maresciallo Lino Ghedini il 16 febbraio 2013.
Lino Ghedini era un Maresciallo della Polizia Stradale, aveva prestato il suo servizio in via Jacopino da Tradate, nell’adempimento del servizio, sulla Strada provinciale per Novara in località Cascina Olona, la sera del 17 febbraio 1977 fu colpito a morte da un militante latitante del Gruppo di Azione Partigiana, un affiliato alle brigate rosse.
Antonio Iosa è oggi responsabile AIVITER, l’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo per la Regione Lombardia, per il suo intenso impegno di testimonianza è stato definito “il soldato Iosa” dove dal 2014 con la Fondazione Carlo Perini, il Comune di Milano, le realtà dell’Associazionismo locale e la Circoscrizione 8 ha avviato il percorso della “Legalità e Giustizia” percorso che nell’anno incorso 2015 prosegue nella Circoscrizione 6.