di Ugo Perugini
Iniziamo con Roberto Caputo, questa serie di interviste a personaggi politici milanesi (alcuni anche candidati alla carica di Sindaco) che analizzeranno le attese e le speranze dei cittadini circa il futuro della nostra città.
Roberto Caputo, lei si è ritirato dalla corse alle amministrative per la carica di Sindaco? Quali le sue motivazioni?
Ho preso parte alle primarie per rappresentare un’area politica, quella riformista laica e socialista, che credo a Milano vada valorizzata e il cui elettorato è decisivo, e che spesso si trova senza casa. Pur avendo raggiunto praticamente le firme richieste, ho scelto con grande responsabilità di optare per un momento di sintesi, dando il mio appoggio a Beppe Sala. Proprio perché non sia vano il lavoro svolto in questi mesi tra i cittadini e nei quartieri, ho deciso di candidarmi per il Consiglio comunale di Milano nella lista del Partito democratico.
Cosa sta succedendo alla sinistra? Pensa che Beppe Sala possa rappresentare tutte le istanze del popolo di sinistra?
Il centrosinistra è un laboratorio politico in continua evoluzione, Sala lo rappresenta a pieno. Sicuramente non è la figura di sindaco che momenti radicali o di sinistra-sinistra vorrebbero. Credo che a fare la differenza sarà l’entusiasmo con il quale la campagna di Sala e di tutti noi coinvolgerà il maggior numero di cittadini.
E’ vero che si candiderà anche Rizzo, presidente del Consiglio Comunale di Milano? Cosa ne pensa?
Rizzo è una figura storica del Consiglio comunale, da molti anni siede tra i banchi di Palazzo Marino e sicuramente ha una grande esperienza amministrativa. Può rappresentare a pieno titolo il mondo della sinistra-sinistra. Di certo questa scelta rischia di agevolare la coalizione di destra.
Roberto Caputo ha idee chiare sul ruolo della periferia e sugli interventi necessari soprattutto nei confronti dell’edilizia popolare. Ci vuole illustrare il suo pensiero?
Le periferie sono al centro del mio impegno politico. Durante le primarie ho incontrato i diversi comitati di quartiere e ho avuto la conferma che troppo spesso si è trascurato alcune aree importanti della città. Milano è bella, se lo sono anche le sue periferie. Serve più sicurezza, maggiore presidio del territorio, legalità, difesa dei più deboli, ma vuol dire anche rendere ogni quartiere più bello e più vivibile. Un’azione importante che passa dalla loro riqualificazione urbana e sociale: più pulizia nelle strade illuminazione, difesa dei piccoli negozi che chiudendo rischiano di desertificare le periferie, sostegno alle società sportive che tolgono i ragazzi dalle strade, cultura che va esportata nei quartieri. Il problema dell’edilizia popolare resta sicuramente una priorità. Molte colpe dell’attuale situazione sono di Aler che in capo a Regione Lombardia. Il Comune deve diventare protagonista, assumendosene la gestione come ha fatto nell’ultimo anno con MM. Bisogna avere il coraggio di scelte innovative: alcune case fatiscenti vanno abbattute e ricostruite, in questa maniera si darebbe una casa dignitosa a chi ne ha diritto e si eliminerebbero le sacche di criminalità presenti. Interventi del genere costerebbero molto meno delle infinite ristrutturazioni che non portano alla risoluzione del problema.
Quali pensa siano le priorità per la nostra città?
Sicurezza, lavoro, ambiente. Una città che si proietta nel futuro riprendendo l’esperienza di Expo e diventando una grande città europea. In quest’ottica l’istituzione della Città metropolitana dovrà essere rivista e concretizzata. Bisogna pensare a una città sicura che non lasci indietro nessuno e che sia a misura dei nostri bambini e dei nostri giovani. L’ambiente deve diventare una priorità nella agenda: più servizi con i mezzi pubblici, più verde, più isole pedonali anche nelle periferie, più strumenti di mobilità alternativa come il car sharing. Nella prossima giunta bisognerebbe dar vita a un assessorato all’economia e del lavoro che faccia sintesi tra offerta e domanda, che sappia investire in nuove soluzioni come gli spazi di co-working e agevolare le nuove imprese.