di Carlo Radollovich
Il recente week-end ha fatto registrare temperature superiori alla media stagionale.
Ci si lamentava per l’afa, per il dardeggiare di un sole che avrebbe fatto giustamente invocare le frescure del Lido o dell’Idroscalo, ma coloro che avevano già deciso di puntare il navigatore della propria auto sull’area Rho-Pero oppure si erano organizzati per l’arrivo a destinazione con i mezzi pubblici, hanno tenuto duro e sono corsi ad abbracciare Expo.
Ieri, domenica, tutti i valichi dell’Esposizione erano aperti e già di primo mattino l’elevata temperatura si era fatta sentire. E si deve tuttavia riconoscere che la gran parte padiglioni (alcuni bene, altri meno) si è data da fare per offrire almeno un briciolo di conforto a coloro che, pazientemente, sostavano in coda, in attesa di varcare l’ingresso degli edifici ritenuti maggiormente interessanti.
Il conforto prestato consisteva nella presenza di grandi ventilatori, di vaporizzatori che arrecavano non poco sollievo e anche di speciali tende.
Non dimentichiamo che, per poter visitare l’Austria, era necessario attendere sino ad un’ora, mentre gli Emirati Arabi non “consentivano” l’ingresso prima dei necessari settanta/ottanta minuti.
Comunque, tutti in fila disciplinatamente, con tanto di panini portati da casa, di borse-termo e delle milanesissime “schiscette” (che il dizionario meneghino traduce erroneamente con “gavette”), infilate nello zaino con tanto di alimenti “alla buona” per controbattere il caro-ristorante.
In molti hanno assistito alla giornata nazionale del Mali, ammirando vestiti da parata nei colori più sgargianti (vedi foto) e ascoltando musica assai ritmata all’interno del cluster “Zone aride”. Hanno potuto osservare, tra l’altro, le piroghe e le tende Tuareg, autentici simboli della terra del Mali.
La sera, i visitatori hanno lentamente lasciato l’Expo, stanchi e accaldati per la giornata canicolare, ma soddisfatti in cuor loro per aver potuto apprezzare le tipicità di un’Esposizione davvero singolare.