Il titolo del film (Il paese dei jeans in agosto) forse svia. Richiama certi film “vacanzieri”, in località di mare, con le solite gag comiche a buon mercato e un po’ scollacciate.
Il film di Simona Bosco Ruggeri non è così, per fortuna. E’ un film che riflette sull’invadenza dei social media e di Internet, che coinvolge, bene o male, tutti, non solo i più giovani, ambientato in un piccolo paese del sud.
C’è il miraggio di diventare “influencer” che sembra sia l’unica possibilità per uscire dall’anonimato e fare soldi. Quello che conta in questa prospettiva sono soltanto i “followers” e i “like”. L’unico modo per sentirsi vivi è apparire sullo smartphone.
Quello è il palcoscenico privilegiato che pochi possono permettersi e che può rappresentare la misura calcolabile del proprio successo. Bisogna avere il coraggio di mettere tutto ciò che ci accade in piazza senza pudore: l’amore, l’attesa di un figlio, la sua perdita, l’abbandono della persona amata.
Apparire non è da tutti. Bisogna saperlo fare e i due protagonisti del film, Carlo e Luisa, ci riescono. Stanno insieme, fingono che lei sia incinta e che perda il bambino, tutto per far crescere l’audience, ingannando anche le proprie famiglie.
Il film ha un ritmo rapido, grazie a un montaggio quasi ossessivo, perché in realtà quello che incalza i due giovani è il presente. Loro sono dentro ad un flusso costante di informazioni, sempre connessi, e il presente è vissuto in modo dilatato, inghiotte tutto in un magma indistinto, senza che vi sia il tempo e la possibilità per riflettere, pensare, apprezzare realmente la vita. Anche perché quella vita che loro fingono di vivere è una immagine falsa, sbiadita, a solo uso e consumo di altri. Non gli appartiene.
Tanti sono gli spunti di questo film che peraltro è divertente e mette in risalto il contrasto che questo nuovo modo di vedere e interpretare la realtà crea con le persone di altre generazioni che non riescono a condividere questi atteggiamenti o al contrario ne vengono conquistate e si adeguano con esiti grotteschi. Come capita anche al parroco che cerca di conservare i fedeli con paradossali iniziative social.
Il fatto è che questa invadenza dei social, che dovrebbe favorire la comunicazione, in realtà la inibisce. Il padre non riesce più a parlare con il figlio. Né riesce a capire cosa lui voglia in realtà. La verità non esiste più. Prevale anche nei rapporti tra le persone più vicine l’ipocrisia, la falsità, l’apparenza. Può darsi che ci sia sempre stata, ma i social la rendono ancora più evidente.
Insomma, un film interessante e gradevole che fa anche riflettere.
Il film, prodotto da Maremosso, casa di produzione indipendente fondata nel 2010 da Luca Lucini e AKITA Film, vede come protagonisti Pasquale Risiti (Carlo) e Lina Siciliano (Luisa), affiancati da una serie di altri ottimi interpreti, tra i quali Ninni Bruschetta ed Enzo Decaro.