venerdì, Novembre 22, 2024
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Al San Babila, Il diario di Anne Frank.

Nel giorno della memoria, una riflessione necessaria per capire anche quello che accade oggi

Goodrich & Hackett sono gli autori americani che hanno trasformato in dramma teatrale “Il diario di Anne Frank”. Un lavoro di successo andato in scena per la prima volta a Broadway nel 1956 e pluripremiato, per il quale il padre di Anne Frank, Otto, sopravvissuto all’olocausto, seguì personalmente le varie fasi di lavorazione.

E, ancora oggi, nella versione italiana curata dal Teatro Belli – al quinto anno di repliche – per la regia di Carlo Emilio Lerici, il lavoro conferma il grande impatto emotivo e la forza coinvolgente che è in grado di trasmettere allo spettatore.

Nel giorno della memoria, questo è uno spettacolo da non perdere per la capacità dei dieci attori in scena: Greta Bonetti, Francesca Bianco, Francesca Buttarazzi, Vinicio Argirò, Tonino Tosto, Susy Sergiacomo, Germano Rubbi, Roberto Baldassari, sui quali spiccano le eccellenti prove di Angela Accarino (Anne Frank) e Roberto Attias (Otto Frank)

La scenografia, inoltre, sa ricreare, come in un esperimento in corpore vili, lo spaccato di un ambiente famigliare claustrofobico nel quale, pur nel dramma incombente, continua ostinatamente a pulsare la vita.

Quando, per tragiche circostanze, qualcuno finisce in un clima assurdo nel quale manca la libertà, ha scarsi mezzi per nutrirsi,  ed è costretto a temere ogni secondo per la propria vita, si è tentati di pensare che egli sia votato a diventare per reazione un martire, un santo. E’ un errore di prospettiva che spesso facciamo.

Quella persona in realtà resta una persona normale. Tragicamente normale. Con i suoi desideri, le sue aspirazioni, ma anche le sue debolezze, i suoi difetti, le sue meschinità. Una persona che finisce in una trappola da cui non può uscire deve trovare dentro di sé la forza per resistere, per opporsi al Male assoluto e per mantenersi, nonostante tutto, un essere umano capace di difendere la propria dignità e i propri valori morali di fondo con tenacia e un forte desiderio di giustizia.

Il Male assoluto che incombe e impone certi rituali che contrastano con la normalità della vita potrebbe facilmente averla vinta su tutto. Far crollare insieme alla speranza, qualsiasi ideale, qualsiasi fede. Non è facile mantenere la barra dritta. Restare uomini e donne difendendo strenuamente quelle poche briciole di umanità che rimangono. Il dramma che vediamo rappresentato sulla scena è questo. Tra generosità, solidarietà e cadute nell’egoismo e nella grettezza.

La foto della vera Anne Frank

E viene spontaneo chiedersi: perché un semplice diario di una adolescente, intelligente, piena di vita, forse anche un po’ impertinente, può essere ancora oggi più efficace per farci capire l’assurdità di quello che è successo (la guerra, il razzismo) rispetto all’analisi di uno storico o alla rievocazione retorica di qualche politico? 

Perché ci racconta della vita vera. Dell’entusiasmo di una ragazzina che sta per diventare donna e scopre il mondo e l’amore ma si accorge che, a causa delle aberrazioni della guerra, non avrà mai la possibilità di realizzare i suoi sogni. Eppure non perde la speranza: “continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.

In fondo, questo è lo stesso angoscioso dramma che viviamo oggi, quotidianamente, di fronte alle vittime dei conflitti, soprattutto quelle più giovani, purtroppo sempre più numerose, in giro per il mondo. Dobbiamo fare in modo, però, che questa angoscia non si trasformi mai in senso di impotenza o assuefazione…

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