Avviata la Restaurazione, che, secondo le potenze vincitrici di Napoleone, doveva condurre politicamente l’Europa ad un periodo precedente alla Rivoluzione francese, torna in auge il pensiero religioso e anche le buone regole relative al suo rispetto. Ad esempio, quelle trattorie che servivano piatti grassi di venerdì, ricevevano un’ammenda da 5 a 10 fiorini oppure, in caso di recidiva, rischiavano pure di essere incarcerati.
Diverse istituzioni, cancellate da Napoleone, venivano riattivate. A queste se ne aggiungevano di nuove, ossia quelle che davano la preferenza a opere di sanità o di pubblica utilità. Ecco nascere l’ospedale Fatebene-sorelle grazie al lascito della contessa Laura Ciceri Visconti, costruito tra il 1836 e il 1840. Ma non furono dimenticati i ricoveri per anziani e gli asili per l’infanzia.
L’istruzione pubblica fu particolarmente curata dallo Stato, che promosse pure il ritorno dei padri Barnabiti nelle chiese di Sant’Alessandro e di San Barnaba. Si ritornò al restauro delle chiese che Napoleone aveva sconsacrato per allogarvi fieno o materiali vari. Si rifecero lavori ai templi di San Simpliciano e di Sant’Ambrogio nonché alla Madonna del Carmine.
Spiccava, tra tutte le nuove chiese, quella di San Carlo al Corso, costruita tra gli anni 1832 e 1847, posizionata lungo la corsia dei Servi (oggi corso Vittorio Emanuele). Procedendo verso piazza San Babila, ecco sorgere la galleria De Cristoforis (1832), un passeggio assai moderno, ricco di negozi molto eleganti, polo d’attrazione per i milanesi più in vista.
E’ importante segnalare l’acquisizione da parte del Comune dell’imponente palazzo Dugnani (venduto dall’allora proprietario Giovanni Vimercati nel 1846). Attorno all’edificio sorgevano ampi giardini che, verso il 1855, furono destinati ad uso pubblico.
Ma il 1848 era ormai alle porte e le barricate sorte indicavano chiaramente come i milanesi desiderassero sbarazzarsi degli austriaci. Ma anche a Parigi, a Budapest e nella stessa Vienna nacquero malcontenti, tanto che il Metternich venne sollevato dalla sua carica. E se gli Asburgo resistettero a fatica, grazie a Francesco Giuseppe, ultimo imperatore, Luigi Filippo re dei francesi capitolo’.
A Milano non esisteva più il Viceré, ma un governatore generale militare, compito affidato al Feldmaresciallo Johann Joseph Radetzky (vedi foto), considerato eroe nazionale per aver sconfitto i Piemontesi nella battaglia di Novara del 1849, salvaguardando in tal modo il Lombardo-Veneto a favore dell’Austria.
A proposito del Radetzky, va ricordato che, dopo essersi nuovamente impadronito di Milano, non volle allontanarsi dalla nostra città, e nemmeno lasciare la sua abitazione di via Brisa, ove viveva in piena armonia con la sua compagna Giuditta Meregalli. Quando si ritirò dai suoi incarichi, alla tenera età di 91 anni, si recava ogni mattino al Castello per incontrare diversi mendicanti, ai quali faceva sempre la carità. Mori’ nel gennaio del 1858.
Nel giugno del 1859, Vittorio Emanuele II e Napoleone III, entravano in città dopo aver sconfitto gli austriaci a Magenta e i milanesi vollero applaudirli toto corde in corso Venezia. Corsi e ricorsi storici. Proprio qui, nel maggio del 1796, Milano applaudiva il generale Napoleone Bonaparte, dopo la vittoriosa battaglia a Lodi.