A proposito di monumenti milanesi, una notizia importante riguarda la costruzione della Torre Velasca, eseguita tra il 1950 e il 1958. E’ questo l’edificio (vedi foto), decisamente assai rappresentativo, che simboleggia la nostra città del dopoguerra.
Lo studio che lo progettò si chiama BBPR e forse non tutti ricordano che questa sigla riflette l’iniziale dei cognomi degli architetti che ne curarono i lavori. Si tratta infatti di Banfi, Belgioso, Peressutti e Rogers, i quali posero la loro firma su questo strano palazzo che non tutti apprezzarono, ma che comunque contribuì a contraddistinguere un’epoca.
Infatti, retrocedendo nel tempo, potremmo paragonarlo per certi versi all’arco della Pace, che rappresentò il periodo napoleonico, al tempio di San Carlo al Corso, testimone della Restaurazione, o all’Arengario, nato negli anni Trenta per “parlare ai cittadini”.
Ma lo studio BBPR progettò anche altre opere. Ne citiamo alcune: la Chase Manhattan Bank di piazza Meda, la cui fronte si ispira al volume dell’abside della chiesa di San Fedele, il Monumento ai Caduti nei campi di concentramento nazisti (si trova presso il cimitero Monumentale), il Monumento al Deportato politico (Carpi), il Monumento al Deportato (si trova al Parco Nord di Milano.
Ma altri architetti contribuirono ad abbellire Milano. Ricordiamo quelli più noti e cioè Gio Ponti, Muzio, Griffini, che nelle costruzioni adottarono un “linguaggio” nuovo, finalmente libero da certi trionfalismi che giganteggiavano durante il Ventennio.
E che dire di certi rampanti ingegneri che si specializzavano in alcune, grandi strutture ? E’ il caso di Pier Luigi Nervi e di Arturo Danusso che collaborarono, ad esempio, nella costruzione del grattacielo Pirelli. E li vedevamo impegnati anche con architetti di spicco (vedi Valtolina e Ponti). Con l’occasione ci piace sottolineare che l’architettura, in quegli anni, non era più solo al centro di pochi professionisti, ma stava rappresentando sempre più spesso un autentico lavoro d’equipe.