Se è vero che, nel corso del Medioevo, le famiglie nobili milanesi evidenziavano tutta la loro notorietà in diversi quartieri cittadini (vedi ad esempio le contrade dei Bossi, dei Meravigli, dei Borromei, eccetera), è altrettanto dimostrato che gli architetti più in vista del primo Novecento lavoravano spesso agli ordini dell’alta finanza, e cioè delle banche.
Ecco perciò nascere, per conto della Banca Commerciale Italiana, due alti palazzi in piazza della Scala (1908), progettati dall’architetto Luca Beltrami, uno dei quali sarà ceduto al Comune di Milano. Ma la Comit si proietto’ anche nell’occupare l’area degli edifici medievali, posti nell’attuale via Manzoni, abbattendo pure la chiesa di San Giovanni Decollato.
In piazza Cordusio si affacciò il palazzo del Credito (poi Credito Italiano), con la sua caratteristica facciata, progettato da Luigi Broggi. Peccato che venne fatto sparire “el pasquee di gainn” (la piazzetta delle galline), uno slargo triangolare davvero tipico, così chiamato perché qui si svolgeva un mercato di pollame.
E poi apparve l’edificio per conto delle Assicurazioni Generali, eretto in piazza Cordusio, un classico in stile eclettico, ove si nota tra l’altro una grande cupola sormontata da un “lanternino” ossia una struttura in grado di dare luce alla cupola stessa. Venne collocato tra le vie Orefici e Mercanti.
In seguito, Luigi Broggi diede vita al vecchio palazzo della Borsa, con una facciata leggermente concava che segue la “curva” ellittica di piazza Cordusio. Fu poi ceduto alle Poste e Telegrafi, mentre l’attività borsistica verrà poi trasferita nell’attuale piazza degli Affari.
E che dire di quanto intrapreso da parte della Banca d’Italia ? Il suo palazzo, progettato da Cesare Nava e da Luigi Broggi si ispirò al Vittoriano di Roma e spicca ancora oggi in via Cordusio. Caratteristico il suo portone d’ingresso, collocato tra quattro gigantesche colonne ioniche.
Per concludere, un breve commento su quel grande personaggio che fu Luca Beltrami, non soltanto architetto, ma anche urbanista, restauratore e addirittura incisore, uno dei maggiori protagonisti della vita di Milano, a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Assessore e consigliere comunale per oltre vent’anni, fu collaboratore e anche direttore del Corriere della Sera nel 1896. La sede del quotidiano in via Solferino è opera sua.