Nasce a Cagliari nel 1898, ma la sua formazione avviene a Trieste, alle prese con tre culture (italiana, slovena e austriaca), essendo la madre, Elsa Wieselberger, nobildonna triestina, ma di origine viennese.
Sin da ragazzina inizia a scrivere con molta passione e, terminati gli studi liceali, si sposa poco dopo con il compositore Enrico Terni e con lui si trasferirà dapprima ad Alessandria D’Egitto e poi al Cairo, dove risiederà sino al 1947.
Il primo libro di Fausta s’intitola “Natalia” ed è niente meno che Massimo Bontempelli a prendersi cura del relativo manoscritto, speditogli da Alessandria D’Egitto. Seguono “Cortile a Cleopatra” e il racconto “Pamela o la bella estate”.
Una delle caratteristiche che contraddistinguono il suo stile è quella di lasciare grande spazio alla libertà immaginativa, rappresentando una natura sempre assai viva, quasi profumata, e descrivendola spesso in movimento. Lei possiede al tempo stesso una capacità raramente riscontrabile in altri scrittori. Infatti, è in grado di raccontare in modo assai armonico i veri sentimenti dei suoi personaggi e soprattutto la scavata psicologia dei molti personaggi.
Scrive il tutto secondo una precisa e attenta linea femminile, anticipando una serie di problematiche che prenderanno corpo nel femminismo moderno. Annotiamo inoltre che, negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale, Fausta Cialente è interiormente distrutta dalla propaganda nazifascista e prenderà spesso contatti con diversi fuoriusciti.
Non solo. Nel 1943 fonda e dirige il giornale antifascista “Fronte Unito”. Terminata la guerra, rientra in Italia e inizia la propria collaborazione con Italia Nuova, Noi Donne e Rinascita. Più avanti pubblica “Ballata levantina”, libro che possiamo connotare tra il romanzo storico e la fiaba, con chiari riferimenti autobiografici.
Seguirà “Un inverno freddissimo”, dal quale verrà tratto lo sceneggiato televisivo “Camilla” e poi “Vento sulla sabbia”, ove la scrittrice mette in evidenza le passioni di un gruppo di borghesi europei in Africa e racconta con toni non proprio leggeri gli anni che hanno preceduto la seconda guerra mondiale.
Ma veniamo al suo ultimo libro, quello che vince il Premio Strega del 1976 ossia “Le quattro sorelle Wieselberger” e qui Fausta riesce a far rivivere momenti emblematici che hanno caratterizzato la sua vita da “soggetto nomade” come lei stessa la definisce.
Sotto il peso degli anni (96), si spegne a Pangbourne, in Inghilterra, nel marzo del 1994.