Cosa nasconde quella specie di scioglilingua che dà il titolo alla Mostra della Permanente fino al 24 marzo? E’ il tema, la falsariga, forse un po’ criptica ma stimolante, che Angela Maria Capozzi, Carlo Catiri e Massimo Romani hanno affidato agli artisti soci del sodalizio per realizzare le loro opere per la rassegna annuale. E il risultato, dobbiamo dirlo, è stato decisamente positivo.
Più di 150 opere tra pittura, scultura, fotografie, installazioni, che hanno interpretato il tema della linea, “volubile, capricciosa, materica ma impalpabile”, da cui si dipana il desiderio di leggerezza per opporsi alla pesantezza della vita di ogni giorno.
Oggi siamo ossessionati dalla linea. Temiamo di perderla. Sia quella fisica (ecco perché facciamo le diete) sia quella che ci consente di collegarci agli altri (di qui la sudditanza al telefonino). Sono linee estremamente delicate, molto difficili da conservare entrambe. Sono linee sottili oltre le quali si può cadere nell’ombra, nell’oblio. La linea d’ombra incombe sempre su di noi.
Ma la linea, sequenza infinita di punti, è anche l’elemento base di ogni espressione dell’uomo. Compresa quella artistica. E’ l’archetipo, l’elemento originario, la sintesi estrema di ogni nostra espressione. Dal momento in cui l’uomo è apparso sulla terra.
La nostra epoca sembra sempre più orientata verso la sintesi. Un ritorno al primitivo. E’ anche merito o colpa delle innovazioni informatiche. Tendiamo alla semplificazione e, spesso, così facendo perdiamo molti particolari importanti.
Arrivare all’essenza è una esigenza per poter capire meglio ciò che ci sta intorno ma anche un suo limite. Non sempre è possibile comprendere tutto in un solo colpo. La realtà è sempre un intreccio (forse inestricabile) di linee che vanno in ogni direzione. Saperle vedere, interpretare, coglierne la tendenza non è facile. Si tratta di linee rette ma anche di linee curve, spezzate.
Sarebbe bello che avessimo davanti a noi solo linee e punti come in un alfabeto Morse e potessimo decifrarlo. Non è così, purtroppo. Forse in questo momento ci sono davanti a noi tre punti, tre linee e tre punti. Sì, un SOS che tardiamo a comprendere.
Chi può aiutarci a decifrarlo sono solo gli artisti che sanno leggere i punti e le linee e soprattutto sanno leggere tra le linee, cioè tra le righe, anche a costo di venire fraintesi. Ma l’arte sfugge ai modelli di pensiero prestabiliti, alla cultura predigerita, vuole avere degli intenditori ma anche e, forse, soprattutto, dei fraintenditori. E’ così, solo così, che può sopravvivere…
Tra i numerosi artisti presenti, ne abbiamo segnalati alcuni – non ce ne vogliano gli esclusi – che ci sono stati più vicini nel corso degli anni.