Nasce a Torino nel 1900 da una famiglia poverissima ed è costretta a lavorare sin da bambina, sempre più rattristata e sconsolata. In un suo racconto autobiografico si definirà al centro di una “Gioventù senza sole”. E dopo la morte della madre e del fratello si ritrova completamente sola. Infatti, il padre si era separato dalla famiglia.
Fisicamente piuttosto bruttina, decide di abbracciare con entusiasmo la politica, trovandosi a recitare ruoli di limitata importanza, come ovvio. Lavora come sarta e successivamente potremmo chiamarla partigiana per tutto il suo ardore che sente dentro dentro di se’ a difesa della libertà.
Autodidatta e divoratrice di libri di alto contenuto, entra come operaia in Fiat, sezione Brevetti, ove la sinistra rivoluzionaria è contagiata da quanto accade in Russia con l’Ottobre Rosso e dalle gesta di Lenin, che contribuirà a fondare l’Unione Sovietica.
In questo movimentato periodo che vede l’Italia allertata per quanto potrebbe succedere, Teresa Noce simpatizza con un personaggio politico di grande spessore, Luigi Longo, con il quale si fidanzerà e poi sposerà. Avrà da lui tre figli.
L’avvento del fascismo provoca in lei profondo sconforto, tanto che la coppia decide di trasferirsi a Parigi. Qui, negli anni Venti, lei si occupa dei fuoriusciti antifascisti e, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, pubblica il libro “Volontario della Libertà”. Risiederà poi a Mosca dove osserverà, indirettamente, le barbare epurazioni dei “nemici” trotzschisti ordinate da Stalin.
Ritorna con il marito a Parigi e collabora all’organizzazione della lotta armata condotta dai “Franc-tireurs-et partisans”. Viene incarcerata per sei mesi e successivamente deportata a Ravensbruck e poi a Holleischen, dove lavora in una fabbrica di munizioni sino alla fine del secondo conflitto mondiale.
Dopo la Liberazione coglie a Roma una importante soddisfazione: diventa parlamentare e poi viene eletta all’Assemblea Costituente. Si interessa al sindacato, in particolare della sezione tessile e contribuisce a inserire leggi per la tutela delle lavoratrici madri.
Subisce purtroppo una grande umiliazione quando viene ripudiata dal marito, apprendendo la notizia dell’annullamento del suo matrimonio (1953), dopo aver letto il Corriere della Sera. Da quel momento lascia l’attività politica anche se parteciperà a qualche tavola rotonda. Nel 1974 pubblica la sua autobiografia “Rivoluzionaria professionale”, ristampata da Bompiani nel 1977.
Si spegne a ottant’anni nella città di Bologna.