lunedì, Dicembre 23, 2024
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Tina Anselmi, una politica colta e austera

Nasce in provincia di Treviso nel 1927 e, dopo il ginnasio, frequenta l’istituto magistrale di Bassano del Grappa per poi laurearsi in Lettere presso l’Università Cattolica di Milano. A soli diciassette anni entra nella Resistenza con il nome di battaglia ”Gabriella”.

Aderisce alla Democrazia Cristiana che proprio nella prima metà degli anni Quaranta sorge e si sta organizzando. Tina Anselmi è senz’altro attratta dalla vita politica, anche se lo scrittore e saggista Piero Citati così la dipinge: ”E’ profumata ancora di tisana, di sonno, di borotalco e di marmellata di prugne.”

Ma lei sta forgiando un carattere forte e risoluto. Dopo l’ampio consenso ottenuto dalla Dc alle elezioni del 1948, un consenso importante che forse nemmeno Alcide De Gasperi si attendeva tanto consistente, Tina Anselmi inizia a stimolare i quadri del partito, raccomandando una particolare operatività e soprattutto la voglia economica di intraprendere.

Insomma, collabora con forza nel tentativo di risollevare le sorti del Paese dopo la pesante sconfitta bellica. Diventa dirigente sindacale dal 1945 al 1955 e nel 1959 entra a far parte del Consiglio nazionale della Dc. Nel 1968 viene eletta deputata. E’ sottosegretaria al ministero del Lavoro e nel 1976 occupa il ruolo di ministro nello stesso dicastero, prima donna ad occupare tale carica.

Dopo la sua nomina a ministro della Sanità sotto Giulio Andreotti, viene considerata da molti tra le ”madri” della Repubblica. Nel 1982 le viene assegnata la presidenza della commissione d’inchiesta parlamentare sulla P2. Come mai una donna a capo di una commissione con tanto lavoro complesso e delicato ?

Forse si ipotizza di colpire il cuore della massoneria, un’abile mossa, probabilmente solo teorica, effettuata da un personaggio profondamente cattolico ? Oppure, più semplicemente, una sorta di intelligente suggello femminile lungo le difficili frontiere dei giochi di potere ?

Di certo, gli oltre cento volumi che raggruppano gli atti della commissione, relativi tra l’altro alla stroncatura di Licio Gelli, corrispondono ad un preciso tracciamento di numerosi episodi particolarmente intricati se non addirittura ingarbugliati.

Da ultimo ci piace ricordare alcuni motivi alla base della sua candidatura a presidente della Repubblica: per le sue doti di equilibrio altamente morali, per il costante impegno profuso in tutti i suoi incarichi politici nonché per la sua indiscussa figura di donna antifascista.

Si spegne a 89 anni nella sua Castelfranco Veneto e ai funerali intervengono i presidenti delle due Camere.

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