Ci stiamo pian piano avvicinando, nei nostri ricordi, a quel doloroso ottobre 1944 in cui, a seguito di un bombardamento Anglo-Americano, 184 bambini della scuola elementare “Francesco Crispi” di Gorla, unitamente all’intero corpo docente e al personale della scuola stessa, morirono tutti sotto le macerie.
All’inizio di quel mese, si stava respirando in Milano un’atmosfera assai cupa. Infatti, si pensava con molta preoccupazione a quei nostri militari che stavano combattendo su vari fronti tra mille incertezze, si cercava di vincere l’ansia per i continui allarmi aerei che invitavano i cittadini a rifugiarsi negli spazi sotterranei predisposti, e si desiderava raggiungere quel briciolo di quiete in famiglia, da troppo tempo inseguita.
I bambini, come era giusto che fosse, non avvertivano tali pesanti situazioni, ignari dei molti pericoli che circondavano la città; giocavano felici nei cortili delle loro case, a volte non esenti da detriti causati da bombe e giocavano a calcio con “palloni” spesso confezionati con avanzi di stracci. Insomma, si divertivano tra una risata e l’altra.
La mattina del 20 ottobre, a Gorla, i piccoli alunni, dimenticavano i loro giochi per ripresentarsi ancora una volta a scuola, impeccabili nei loro pulitissimi grembiulini.
Portavano con se’, come d’abitudine, quei pochi alimenti che erano riposti nei loro cestini, scarsi perché le condizioni di vita non permettevano pasti più ricchi. In quei tempi guadagnavano soprattutto coloro che trafficavano nella borsa nera.
Verso le ore 11, un improvviso rumore provocato dall’arrivo, non presegnalato, di aerei nemici, si avvicinava paurosamente. E si riteneva che i bombardieri avessero preso di mira altri obiettivi, ad esempio i vicini capannoni delle aziende Breda e Pirelli. Ma non fu così. I piloti, mentre scaricavano i loro fardelli di morte, si resero conto di aver mancato di centrare quanto predisposto. Le bombe si riversavano, purtroppo, sulla più innocente delle istituzioni: la scuola.
I primi soccorritori, armati soltanto di picconi e di pale, cercavano di estrarre quanti più corpi nella speranza di strappare alla morte alcuni bambini, ma nessun segnale di vita premiava la loro opera.
Dove sorgeva la scuola, la tragedia viene ora ricordata da un monumento che evoca questa tristissima storia che per giorni sconvolse l’esistenza del rione Gorla e di tutta Milano.