Penso che molte persone, in particolare di mezza o terza età, ricordino i vespasiani.
Forse i più giovani non li hanno mai visti o ne hanno solo sentito parlare, ma questi servizi igienici pubblici prendevano il nome dall’imperatore romano Tito Flavio Vespasiano poiché pare che egli sia stato il primo a renderli fattibili e a imporre un tassa per il loro utilizzo.
Oggi desidero riflettere sull’importante ruolo che svolgevano i vespasiani, ruolo che oggi svolgono i box di servizi igienici pubblici stradali che nel corso degli anni sono stati inseriti nel tessuto urbano.
Perché riflettere su un argomento che ci fa arrossire e crea imbarazzo e disagio? La risposta è perché l’altro giorno, mentre passavo vicino ai giardinetti di via Michelino da Besozzo – via Chiari, mi ha fatto tenerezza osservare la gestualità e la spontaneità di un bambino di quattro o cinque anni. Ho visto il bambino staccarsi dal gruppo, correre, tirare su la magliettina e tenerla con il mento, tirarsi giù i pantaloncini, fare pipì poco distante dagli altri bambini e subito dopo tornare velocemente a giocare con gli amichetti.
Perché riferisco ciò? Perché tale scena mi ha portato alla mente una riflessione: e se la stessa scena fosse stata svolta da un adulto? Senz’altro avrebbe provocato un certo imbarazzo, ma a chi non è capitato di osservare qualche adulto svolgere tale bisogno vicino ad un muro o ad un albero, il più delle volte incuranti dei passanti e della presenza di bambini e donne.
Vorrei quindi portare i lettori a riflettere se non si siano mai trovati in una situazione del genere, cercando di resistere ad una necessità fisiologica mentre ci si adopera per risolverla. Di solito ci si affretta verso un possibile posto appartato, ma non sempre è possibile, oppure si entra nel più vicino bar o locale e, prima di ordinare un caffè, si chiede al barista dov’è il bagno. Il più delle volte la risposta è “Purtroppo è guasto, non è utilizzabile”: spesso non è vero ma lo dicono per evitare di far utilizzare il bagno agli occasionali avventori, anche se, per legge, gli esercenti pubblici dovrebbero avere un bagno efficiente.
Penso soprattutto a quelle persone che per lavoro sono fuori all’aperto e non sempre hanno la possibilità di trovare una toilette: ecco perché c’è la necessità di più servizi igienici pubblici stradali ed accessibili.
A Milano, fino agli inizi degli Anni ’80, c’erano in giro ancora diversi vespasiani: costruiti in genere in lamiera metallica ovalizzata o a forma rettangolare, a modo di box aperto nelle parti sottostanti, erano coperti con pannelli ad altezza d’uomo per consentire una minima riservatezza. All’interno la persona si trovava di fronte l’orinatoio di marmo o di metallo smaltato bianco ingiallito dal tempo dove scorreva l’acqua. I vespasiani erano anche di altre forme e di diverso materiale, come ad esempio il cemento.
I vespasiani erano presenti in tutte le città e i paesi fino a una trentina d’anni fa poi, poco alla volta, sono stati eliminati e sostituiti da altri tipi di servizi igienici pubblici ed orinatoi stradali.
Nel corso degli anni le diverse Amministrazioni locali hanno iniziato a far installare nuovi box di servizi igienici coperti, di diverse forme e dimensioni, a pagamento. Tali nuovi servizi sono stati posizionati nei pressi di luoghi di aggregazione come nelle piazze, nelle vicinanze dei mercati all’aperto, nei parchi e in altri luoghi di grande passaggio di persone.
Va riferito che purtroppo molte di queste installazioni, per mancanza di senso civico da parte dell’utenza stessa, sono state rovinate con disegni, vandalizzate e rese inutilizzabili causandone l’abbandono e la chiusura con lucchetti.
Oggi troviamo box di servizi igienici presso i capolinea dei tram – utilizzabili soltanto dal personale ATM – e presso le fermate dei taxi anche se molti tassisti lamentano il numero limitato di questi box igienici mobili, facendo presente che ne occorrerebbero di più. Dove non è possibile installare una postazione fissa con l’allacciamento alla rete idrica sono stati posizionati box di servizi igienici mobili, come ad esempio vicino a cantieri di lavoro.
Desidero concludere la mia riflessione con un invito all’Amministrazione nel predisporre nuove postazioni di toilette pubbliche non solo per alcune categorie di lavoratori, ma per tutti i cittadini. I box potrebbero avere un lettore di badge, come quello delle nuove Casa d’Acqua, in modo che tale servizio utilizzando le nuove carte d’identità elettroniche o la Carta Nazionale dei Servizi sia fruibile da tutti. E forse, essendo gratis, gli avventori ne avranno più rispetto e non vandalizzeranno un bene comune di cui tutti potremmo aver bisogno.
Inoltre, rivolgo un invito agli Amministratori pubblici del Municipio 8 affinché si attivino per salvaguardare uno dei pochi reperti storici esistenti, ossia l’orinatoio all’aperto – non più in uso – posto sulle pareti esterne di un edificio in via Mambretti facendo in modo che tale orinatoio possa essere visibile ma protetto da una teca trasparente di plexiglass resistente, oltre ad apporvi vicino una targa di riferimento.