di Stefania Bortolotti
Un messaggio importante per l’intero settore: palestre e piscine non come luoghi di contagio, ma di prevenzione per la salute.
Virgin Active, il brand leader nel settore fitness, dà la sua completa disponibilità a mettere i propri spazi al servizio del Paese nell’ambito del piano nazionale delle vaccinazioni anti Covid-19.
Con 37 club in tutta Italia, ognuno con una superficie di 4.500mq, dotati anche di spazi outdoor e di servizi idonei e abituati a rispettare rigorosi criteri di sicurezza, Virgin Active si mette dunque a disposizione delle autorità per conoscere le linee guida ed essere inserita nella mappatura dei siti aziendali idonei ad accogliere i cittadini per la vaccinazione. Contemporaneamente il brand chiede di poter inserire, dopo le categorie considerate oggi prioritarie, anche il proprio staff, 3.000 persone fra dipendenti e trainer.
“Non vediamo l’ora di metterci a disposizione delle autorità e dare un contributo concreto a favore della comunità” – afferma Luca Valotta, Presidente e Direttore Generale di Virgin Active Europe – “Ritengo sia importante inoltre che, certamente dopo le categorie di priorità, venga permessa la vaccinazione anche del nostro personale, per tutelare un’attività che garantisce un servizio essenziale al pubblico”.
La vaccinazione del personale permetterebbe non solo di rafforzare ulteriormente la sicurezza nei club alla riapertura, garantendo ulteriore tranquillità ai propri clienti, ma favorirebbe anche il recupero del benessere psico-fisico degli italiani, duramente messo a prova nell’ultimo anno.
“Per noi la massima ‘prima la salute’ è un principio ed un valore che fa parte da sempre del nostro DNA. I nostri centri fitness non sono importanti solo per quanto riguarda l’aspetto ludico e ricreativo, ma anche per la salute e la prevenzione. L’esercizio fisico viene ormai considerato uno dei metodi più efficaci nella prevenzione e nel trattamento di malattie, essenziale inoltre per migliorare le difese immunitarie” – prosegue Valotta – “Gli stili di vita negli ultimi 18 mesi sono cambiati, con lo smartworking e i nostri centri chiusi non è stato facile fare sport se non attraverso gli allenamenti digitali. In Italia, secondo quanto dicono gli esperti, la situazione è molto preoccupante. Aumento del peso e perdita della mobilità con quello che ne consegue per la salute, sono risultati devastanti per la nostra società, che nei prossimi anni si riverseranno sui costi sociali e sulle spese sanitarie”.