di Carlo Radollovich
Un bel busto marmoreo, osservabile nel palazzo di Brera, ci ricorda la figura di una formidabile donna, Maria Gaetana Agnesi (1718 – 1799) non soltanto nota per i suoi studi matematici, ma anche per i suoi approfondimenti relativi alla filosofia, alla teologia e alla filantropia. I milanesi d’un tempo la ricordavano soprattutto come prima direttrice del Pio Albergo Trivulzio, istituito nel 1766 grazie ai generosi lasciti del principe Antonio Tolomeo Trivulzio.
Grande attenzione veniva da lei rivolta ai concittadini più poveri. Coltissima e di alto livello sociale non si vergognava affatto nel chiedere oboli a favore delle persone più sfortunate, chiedendo aiuti senza mai stancarsi, anche quando riceveva risposte negative o addirittura scortesi. Nella storia della carità milanese, Maria Gaetana occupò senz’altro uno dei posti più alti.
Contemporaneamente va segnalata la sua intelligenza fuori dal comune e la sua sorprendente capacità di memorizzare migliaia di vocaboli nelle seguenti lingue: italiano, tedesco, francese, spagnolo, ebraico, greco e latino. Si pensi che, all’età di soli cinque anni, suscitava stupore tra gli amici dei genitori parlando fluentemente in latino. Si meritò, grazie a questa sua facilità d’espressione in diversi idiomi, il meritato appellativo di “Oracolo Settelingue”.
Ma il grande plauso, a livello internazionale, riuscì a strapparlo grazie ai suoi approfondimenti matematici e fisici, riguardanti tra l’altro l’algebra e la geometria. Nel 1740, a soli ventidue anni, iniziò un complesso periodo di studi con un professore di fisica e alta matematica, il padre Ramiro Rampinelli (1697 – 1759), uno dei più qualificati luminari in tema di matematica infinitesimale, qualora prendessimo in considerazione l’arco di tempo che va dal 1720 al 1750 circa.
Grazie anche al suo aiuto, l’Agnesi si dedicò alla stesura delle “Istituzioni analitiche ad uso della Gioventù Italiana” (1748), opera che le assicurò larga fama essendo poi stata tradotta in francese e in inglese. Pietro Verri, che aveva seguito i suoi exploit, scrisse di lei: “Da nessun’altra donna in Europa ha potuto essere pareggiata”.
E la matematica viveva in lei unitamente ad una grande fede religiosa. Infatti, desiderava diventare suora presso le Agostiniane, ma vi rinunciò perché suo padre non si espresse favorevolmente. Ma diventò suora interiormente abbandonando il suo status di gentildonna, indossando abiti assai semplici e sposando la sua vera vocazione: quella della carità.
Ella suscitò in Europa un coro di positive reazioni. L’Accademia di Francia la considerò “in elevata estimazione”, l’imperatrice Maria Teresa le inviò doni di pregio che, nel giro di breve tempo, tramutò a favore dei poveri. Il pontefice Benedetto XIV (Papa Lambertini) le spedì un artistico rosario di pietre preziose, elogiandola per i suoi studi e nominandola “Lettrice ordinaria di matematica presso l’Università di Bologna”.
Maria Gaetana rifiutò di diventare docente e proseguì in tutta umiltà il suo lavoro di sempre. Continuò ad occuparsi di matematica e lavorò al Trivulzio per ventisei anni, versando l’ultima goccia delle sue energie sino al momento della sua morte.