di Carlo Radollovich
Gli inizi storici di questo imponente edificio risalgono al 1790, quando un benestante diplomatico e consigliere privato dell’imperatore austriaco Giuseppe II, tale Ludovico Barbiano di Belgiojoso (1728 – 1801), decide, al termine di una lunga carriera diplomatica, di affidare la costruzione di una residenza veramente di spicco all’architetto viennese Leopoldo Pollack, allievo del Piermarini. Il palazzo rappresenterà uno dei principali monumenti del neoclassicismo milanese e verrà più tardi “battezzato” Villa Reale.
Per la verità, si pensa in un primo tempo di affidare l’incarico al Piermarini stesso, ma, essendo quest’ultimo sovraccarico di impegni precedentemente assunti, si ripiega alla fine su Leopoldo Pollack. L’entusiasmo di questo architetto è altissimo e progetta la realizzazione dell’edificio tra la zona detta “dei Boschetti” e gli orti di via Isara (oggi via Palestro).
Egli disegna una costruzione a tre piani, con un lato che si affaccia sull’attuale via Palestro e l’altro, che si presenterà più ricco e validamente decorato, che dà sul giardino interno, allestito successivamente in stile inglese da quell’abile maestro di giardinaggio che si chiama Ettore Silva, considerato un vero artefice a tale proposito.
La villa, in tutto il suo splendore, verrà completata nei dettagli nel 1796. Ma proprio in quell’anno hanno termine le numerose feste organizzate dal conte Belgiojoso, tra fuochi d’artificio e mille giochi di luce creati ad arte. Come mai ? Il tutto si ricollega all’occupazione di Milano da parte dei francesi e alla conseguente requisizione del palazzo.
Ludovico, tuttavia, non si arrende e avvia una causa contro il Dicastero centrale di Polizia. La sua perseveranza viene premiata e otterrà di poter abitare in una parte dello stabile, ove trascorrere gli ultimi anni di vita. Nel 1801 il conte muore e gli eredi, considerati gli alti costi connessi con il mantenimento della villa, decidono di cederla. Si fa subito avanti il governo francese che decide di acquistarla per poi cederla a Napoleone Bonaparte. E infatti qui soggiornerà per qualche tempo la madre Letizia.
Vi abiterà anche Eugenio Beauharnais, nominato nel 1805 viceré del neocostituito Regno d’Italia. Inoltre, il palazzo sarà sede delle trattative di pace a seguito della prima guerra d’indipendenza (1849) e proprio qui, nel gennaio del 1858, passa a miglior vita l’acerrimo nemico del popolo milanese Josef Radetzky.
Con l’unità d’Italia, diventa proprietà dei Savoia, ma questi non amano frequentarla in occasione delle loro tappe a Milano, preferendo soggiornare nella più ampia Villa Reale di Monza. Alle soglie del Novecento, precisamente nel 1881, presso la villa di via Palestro viene organizzata l’Esposizione nazionale industriale e contemporaneamente, per l’occasione, viene consentito l’accesso del pubblico al giardino. E quando l’edificio, nel 1919, diventa proprietà comunale, lo si adatta a Museo d’arte moderna e di arte contemporanea con la realizzazione del Pac.