di Donatella Swift
Quella che andiamo a raccontare ha a che vedere sì con la scuola attuale, ma non per ragioni legate al bullismo. In una scuola di Pordenone una famiglia musulmana ha dichiarato di non voler far frequentare alla figlia le ore di educazione fisica in quanto esse si svolgono in palestra alla presenza contemporanea di maschi e femmine, da qui il divieto da parte della madre e del padre della ragazza. Al di là del fatto che non esiste la possibilità per le famiglie di decidere quali ore far frequentare ai propri figli, ed anche al di là del fatto che tale tentativo non sia andato a buon fine per la famiglia – perché altrimenti si potrebbe dare il via ad una serie di casi quanto meno strani quanto alla frequenza di alcune materie a scapito di altre – c’è da dire che l’episodio ha provocato inevitabilmente qualche polemica.
Tutto ha avuto origine dal fatto che durante le ore di educazione fisica nella scuola della ragazza gli alunni svolgessero tali ora di lezione insieme, quindi i genitori della studentessa non si erano lamentati per un problema di natura fisica, ma per un qualcosa che normalmente non viene fatto notare: infatti essendo le classi miste le ore di lezione avvengono in uno stesso ambiente per ragazzi e ragazze, quindi anche le ore in palestra. I genitori pertanto lamentavano proprio questa promiscuità di ragazze e ragazzi nella stessa ora di attività fisiche, un dettaglio normalmente tollerato in atre ore di scuola, ma evidentemente non per quanto attiene lo sport. E non è nemmeno una questione legata agli spogliatoi, dal momento che nel caso non fossero presenti nelle palestre, ma non è questo il nostro caso, i ragazzi si possono anche cambiare direttamente a casa andando a scuola con l’abbigliamento sportivo, tranne magari le scarpe. In ogni modo la scuola coinvolta non ha voluto dare adito ad ulteriori polemiche, dal momento che le richieste provenivano da ambienti estremamente intransigenti della religione islamica, che predica la separazione di alcune attività tra uomo e donna.
Intervistata sull’argomento Simonetta Polmonari, in rappresentanza dei presidi della provincia di Pordenone, ha dichiarato: “I problemi del genere stanno aumentando, soprattutto per quanto concerne le scuole medie”. Far emergere storie come questa non deve essere una cosa molto semplice, si tratta di episodi di emarginazione giovanile dovuti appunto a questioni religiose, di cui molti ragazzi si vergognano proprio per non andare incontro a punizioni in famiglia. Uno dei modi con cui tali storie emergono arriva dai temi di italiano, in particolare dalle ragazze, che riescono a scrivere a penna ciò che non riescono ad esprimere a voce, come ad esempio quando dicono che le famiglie le minacciano se partecipano ad attività extrascolastiche, quelle stesse famiglie che non consentono ai figli di andare in gita con la scuola.
Per non dire poi delle uscite pomeridiane, quelle in cui la scuola non ha nemmeno voce in capitolo. Il timore fondato è che tali forme di emarginazione non possano portare altro se non a forme di una progressiva ghettizzazione. La scuola può ancora fare tanto per questi ragazzi, ma la strada in certi casi è ancora molto lunga.