di Carlo Radollovich
Tra le numerose statue che cingono il nostro Duomo, una di queste era stata dedicata, durante il Regno d’Italia napoleonico (1805-1814), a San Napoleone. E’ situata sul lato che dà verso Palazzo Reale ed è visibile anche da terra.
Va subito chiarito che Napoleone, tra i santi, non esiste.
Si tratta, spiace ammetterlo, di un uso ignobilmente strumentale della religione ai fini politici. In effetti, fu il cardinale Caprara che, consultando il “Martirologio romano”, lesse il nome di un martire (e cioè San Neopolo, in latino Neopolus), ucciso il 2 maggio 304 a seguito di una persecuzione ordinata dall’imperatore Diocleziano.
Il nome Neopolo ricordava vagamente quello dell’imperatore di Francia. E sapendo che Napoleone Bonaparte non poteva festeggiare l’onomastico, si procedette a ribattezzare San Neopolo con il nome “Napoleone”. Non solo. Si volle addirittura spostare la festività dal 2 maggio al 15 agosto, data di nascita di Napoleone Bonaparte, il quale, in data 15.8.1806, poté festeggiare assieme le due ricorrenze, onomastico e compleanno, per la prima volta. Venne così scalzata la festa dell’Assunta, celebrata a Ferragosto.
Tuttavia, era chiaro che quel San Napoleone era un beato di pura fantasia. Fu creato nel 1805, per celebrale appositamente l’illustre il còrso, incoronatosi davanti al Duomo ponendosi sul capo la Corona Ferrea. Va comunque sottolineato che il santo “posticcio” venne subito abolito non appena Napoleone, esiliato, abbandonò la scena francese.
Ma a proposito delle statue che abbelliscono il Duomo, si trova sul balcone, sopra l’ingresso centrale, “La Legge Nuova”, una figura femminile con torcia in mano, braccio alzato e capo ornato con una corona di punte. Si dice che tale effigie fosse stata presa a modello per la Statua della Libertà, realizzata a favore di New York nel 1885 dallo scultore francese Auguste Bartholdi. Nessuno ha potuto dimostrare la veridicità di tale affermazione. Ma è risaputo che il Duomo custodisce molti misteri, tra i quali il polpaccio di un flagellatore di Cristo raffigurato sul portale maggiore. Toccare di continuo quella parte della gamba, da tempo tirata a lucido, rappresenterebbe per molti turisti un autentico gesto scaramantico.