di Carlo Radollovich
Nel bel mezzo di via Lorenteggio, in un’aiuola spartitraffico, è situata una chiesetta costruita nel corso del IX secolo e denominata Oratorio di San Protaso. In molti si chiedono come abbia potuto resistere all’assedio e alle distruzioni effettuate a Milano da Federico Barbarossa nel 1162.
Si narra che l’imperatore, dopo aver constatato che in questa zona si manifestava una durissima resistenza all’assedio da lui promosso, decise di entrare nella chiesetta per invocare la vittoria.
I nostri concittadini, da molti secoli, hanno mostrato il loro più spontaneo affetto per questo Oratorio, battezzandolo confidenzialmente “Gesetta di Lusert” (chiesetta delle lucertole). In effetti, il tempietto sorgeva in aperta campagna e non era raro trovare al suo interno piccoli rettili o addirittura topini.
Poco prima degli anni del boom economico, nel 1955, si era pensato di abbattere la chiesetta perché intralciava seriamente il traffico automobilistico. Ma una forte protesta degli abitanti del quartiere era da attendersi, tanto che le autorità competenti non solo decisero di tenere in vita l’Oratorio, ma anche di procedere con i primi restauri.
Come si presenta l’interno agli occhi del visitatore? Si notano affreschi eseguiti in varie epoche. Il più antico è quello databile attorno al 1050, riproducente scene di caccia, mentre il più recente (XIX secolo) rappresenta la Vergine del Divin Aiuto. Significativo l’affresco che appare sulla parete di sinistra (forse il più antico di tutto il Milanese) raffigurante Santa Caterina da Siena.
Durante il periodo napoleonico il tempietto venne sconsacrato e adibito a fienile, mentre si diceva, nel 1820, che Federico Confalonieri, patriota di spicco tra i nobili fautori dell’indipendenza italiana, organizzasse qui le sue riunioni segrete contro gli oppressori austriaci.