di Carlo Radollovich
A Milano, in via Messina 35, attende una nostra visita un affascinante museo che riassume, con esempi assai interessanti, l’evoluzione nel corso degli anni del 52.mo Corpo dei Vigili del Fuoco.
Forse non tutti ricordano che questo glorioso Corpo venne istituito nel 1812 su precise disposizioni di Napoleone Bonaparte, Il quale volle battezzarlo con la curiosa denominazione “Zappatori pompieri”.
Nel centenario della fondazione si pensò di allestire, in una sala del Castello Sforzesco, uno specifico museo che potesse raccogliere prime testimonianze dei rischiosi lavori compiuti dai coraggiosi Vigili. Vennero mostrate fotografie relative a incendi purtroppo gravi, una ampia raccolta di documenti relativi alle cause che li provocarono nonché una serie di oggetti recuperati tra le molteplici rovine.
Susseguentemente, il museo venne trasferito in via Ansperto e allo stesso tempo arricchito con macchine di sicuro valore storico, tra le quali alcune pompe a vapore che venivano trainate da cavalli. Per la cronaca, alcune di queste vennero addirittura utilizzate nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, per sopperire all’esiguo numero disponibile di autopompe a motore.
Solo nel 1960 il museo venne definitivamente trasferito in via Messina. Oggi può essere considerato tra i più importanti in Italia, considerata la varietà di quanto esposto. Si parte dagli antichi contenitori che venivano riempiti con acqua e sabbia, per poi osservare pompe a mano alquanto rudimentali, gli estrattori di fumo azionati a mano, le vetture anti-incendio della prima guerra mondiale, le speciali biciclette munite di piccoli idranti che precedevano i carri soccorso, elmi di ogni foggia e persino le attrezzature del nucleo sommozzatori.
Insomma, trattasi di uno scrigno di vecchie testimonianze dei nostri pompieri che merita senz’altro di essere osservato e commentato da vicino.