di Donatella Swift
Tre respinti all’esame di maturità al Liceo Beccaria di Milano. Questa la notizia che ha campeggiato sui maggiori quotidiani, anche nazionali. Da addetta ai lavori la prima cosa che mi è venuta in mente è stata “Sicuramente i commissari interni non hanno fatto molto per salvare il salvabile”. La conferma alle mie supposizioni l’ho avuta quando mi sono informata meglio: effettivamente uno dei componenti della commissione interna ha di fatto spinto per la bocciatura dei tre ragazzi, uno dei quali farà sicuramente ricorso, come già anticipato dalla madre. Ma andiamo con ordine. Succede che nella 5G del liceo milanese si sono registrate in un colpo solo 3 bocciature, oltre a molti voti inferiori alle aspettative per tutti gli altri compagni. E pensare che dati alla mano negli ultimi anni a passare gli esami di maturità è il 96,5% degli studenti, ma con questi tre casi ovviamente c’è da ridimensionare il tutto.
Oltre ai più che probabili ricorsi da parte delle famiglie ed alle ancora più ipotizzabili azioni da parte di ispettori del ministero, due sono i problemi derivanti da questa faccenda. In primo luogo un criterio di valutazione molto rigido, in particolare da parte di un commissario interno, il quale ha dichiarato che l’esame di maturità è un affare serio e non può essere preso alla leggera. In seconda battuta un esame di Stato oggettivamente a volte autoreferenziale che non tiene conto dei punteggi, soprattutto di quelli pregressi. Un’allieva, che aveva già effettuato con successo il test di ammissione all’università di Maastricht, presenterà ricorso anche perché afferma di essere stata penalizzata anche per il suo quarto anno passato a studiare all’estero. All’orale del resto si è presentata con un totale di 45 punti, tra crediti del triennio e valutazione delle prove scritte. Per arrivare al minimo sindacale, 60, bastava un esame da 15 punti di media, praticamente una media del 4. Orbene, il professore ha dichiarato che l’esame va preso sul serio, ma personalmente trovo strano che una studentessa con in mano una quasi iscrizione all’università straniera di cui ha passato la selezione faccia un esame così brutto da non arrivare al 15. Ai miei tempi, sic!, c’era un solo commissario interno ed il resto della commissione era esterno, spesso capitava che il professore interno venisse quasi fagocitato dagli esterni, qui pare sia capitato esattamente il contrario. Ed anche questo mi pare assurdo. Se a questo aggiungiamo che un alunno della stessa classe che aspirava addirittura alla lode alla fine ha avuto 85, direi che c’è ne sia abbastanza perché questa classe sia perlomeno arrabbiata con il professore di cui sopra.
In pratica uno studente ogni sette in quella classe dovrà ripetere l’anno, a meno che non prevalgano i ricorsi. Intendiamoci, non sono per la promozione finale a prescindere, piuttosto meglio fermare i ragazzi negli anni precedenti, ma non sono favorevole nemmeno a questo tipo di modus operandi.