di Carlo Radollovich
Progettato da Andrea Pizzala, elegantemente studiato in stile neogotico, il Grand Hotel et de Milan di via Manzoni non poté purtroppo essere inaugurato nel maggio 1863 da questo importante architetto, essendo deceduto l’anno precedente.
A quei tempi era semplicemente denominato “Albergo di Milano”, ma l’hotel era già considerato molto lussuoso a quell’epoca e, verso la fine dell’Ottocento, conobbe un apprezzatissimo splendore. Fu preferito da diversi nobili, diplomatici e uomini d’affari ed era l’unico in città ad essere dotato di servizio telegrafico.
Giuseppe Verdi, come noto, lo frequentò dal 1872 sino alla morte nel 1901. A proposito del lungo soggiorno del grande maestro, che senza dubbio contribuì a rafforzare l’importanza dell’hotel, è curioso ricordare che Rudolf Nureiev, in occasione dei suoi viaggi a Milano, diceva spesso ad amici e conoscenti “I inhabit in the Verdi’s house” (abito nella casa di Verdi).
La prima, significativa ristrutturazione dell’edificio avvenne nel 1931, quando venne dotato di servizi sanitari moderni e di telefono in ogni camera. Venne contemporaneamente aperto l’American bar e un ristorante che, già a quei tempi, poteva essere senz’altro insignito delle moderne “5 stelle” e ancora di più.
Durante il secondo conflitto mondiale, una crudele pioggia di bombe (forse destinate al vicino Teatro alla Scala) danneggiava gravemente l’hotel. Ma la proprietà non si scoraggiò a seguito del tragico evento e affidò all’architetto Giovanni Muzio (1893-1982), uno degli esponenti più rappresentativi del movimento artistico “Novecento”, l’incarico di rinnovare in toto la costruzione.
In pratica nulla cambiò sino al 1991 quando l’industriale Manlio Bertazzoni decise di riportare l’hotel agli antichi splendori, iniziando con il restauro di tutte le strutture, degli arredi e delle decorazioni. Nel corso dei lavori di quell’anno, vennero rinvenute sotto le cantine resti di mura romane risalenti al III-IV secolo d.C..
Insomma, l’hotel tornò a mostrare il suo antico volto: mobili ottocenteschi in ogni camera e, nella suite abitata da Giuseppe Verdi, vennero applicati sul soffitto gli stucchi dell’epoca. Sono state inoltre ricostruite le colonne dell’antica sala di lettura, è stato rimesso in funzione l’ascensore Stigler a pompa idraulica e sono stati rammodernati tutti gli specchi della Sala del camino.