di Donatella Swift
Sta per iniziare un nuovo anno scolastico e per quanto riguarda l’ultimo anno esso porterà con se’ anche qualche novità. Per esempio a partire dal 2019, secondo quanto già esplicitato nella Legge 107 meglio conosciuta come “La Buona Scuola”, per l’esame conclusivo delle superiori dovrebbe esserci una maggiore attenzione alla relazione dell’alternanza scuola-lavoro, con un conseguente maggiore incidenza di questa voce nel voto finale. Questo punto è tuttora oggetto di discussione anche tra i principali addetti ai lavori, ovvero i professori. Il motivo è presto detto: come si può pensare che l’alternanza scuola-lavoro possa diventare di fondamentale importanza per tutti ed allo stesso livello dal momento che essa è stata ampiamente sperimentata ed avvalorata solamente nei tecnici e nei professionali, mentre per i licei, ad esempio, si può dire che sia ancora in fase di sperimentazione, dal momento che ancora oggi ci sono scuole che invitano le famiglie a trovarsi uno stage per i propri figli e l’alternativa a volte è andare a fare fotocopie presso un ospedale o insegnare l’italiano in una classe di stranieri in un centro di accoglienza?
Su questo punto è intervenuto qualche giorno fa anche il neo ministro alla Pubblica Istruzione, Bussetti, il quale ha ribadito che gli studenti devono poter essere esaminati su quelle che sono stati i loro percorsi, su quanto hanno studiato a lungo. Ma soprattutto ha dichiarato che basare il 60% della riuscita dell’esame unicamente sulla relazione finale dell’alternanza scuola-lavoro sarebbe non solo svilente, ma anche poco rispettosa nei loro confronti. Il ministro si è quindi soffermato su una riduzione sostanziale del monte ore riservato all’alternanza, che sarà quindi trasformata in un’esperienza “di qualità e maggiormente orientativa”.