di Antonio Barbalinardo
Giovedì 28 dicembre 2017 scorso il presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni ha annunciato la fine del suo Governo, comunicata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che come prevede la Costituzione ha firmato il decreto per lo scioglimento delle Camere, chiudendo così la XVII Legislatura iniziata il 15 marzo 2013.
Pura casualità, il giorno prima, il 27 dicembre 2017, i media ricordavano la ricorrenza del 70° anniversario della Carta Costituzionale approvata dall’Assemblea Costituente il 27 dicembre 1947 di settant’anni fa, promulgata dall’allora capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola che entrò in vigore il 1° gennaio successivo.
La Carta Costituzionale nasceva dopo una lunga serie di vicissitudini con la fine della guerra mondiale, che per l’Italia fu una lotta fratricida, dove i soldati e i partigiani si trovarono a combattere non solo con le forze straniere ma con gli stessi italiani legati purtroppo al regime fascista. Le date cruciali di quel periodo storico italiano furono il 25 luglio 1943 e l’8 settembre 1943, che ne segnarono la svolta del futuro dell’Italia.
Il 25 luglio con l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi fu sfiduciato il Governo di Mussolini, con tutto quanto segnò tale sfiducia. Mentre alla data dell’8 settembre 1943, seguì il proclama del Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio che annunciò l’armistizio. In Italia ci fu così una situazione di sbandamento generale in un clima d’ostilità che portò all’uscita dei tedeschi dall’Italia e la fine della guerra. In quel clima, un grande contributo fu dato dalla lotta partigiana svolta da persone di ogni estrazione sociale e orientamento politico, desiderosi di porre fine alla tirannide fascista e nazista. I Partigiani, persone “di parte schierati per la libertà e la democrazia”, con il sacrificio in armi e della vita misero fine alla guerra ponendo così le basi per la rinascita dell’Italia che portò alla data del 2 giugno 1946. Con il voto popolare del referendum del 2 giugno 1946 e la scelta tra la Monarchia e la Repubblica, ci furono la nascita della Repubblica Italiana e l’elezione dell’Assemblea Costituente che ne emanò la Carta Costituzionale, cui ci garantisce ancora oggi la nostra libertà e democrazia.
Scriveva il padre dell’Assemblea Costituente, Piero Calamandrei: “Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.
Ho fatto questa premessa storica per riferire che quanto successe in quel particolare periodo italiano vissuto da persone che credevano nei valori della democrazia e della libertà e per quei valori sacrificarono la vita.
Tra i tantissimi partigiani ci fu il sacrificio personale anche di Gaetano Andreoli, Arturo Capettini, Cesare Poli e Angelo Scotti che combatterono i nazi-fascisti, scoperti furono arrestati, così dopo le torture subite nel carcere di san Vittore, la mattina del 31 dicembre 1943 furono portate dal carcere all’interno del Poligono di tiro di piazzale Accursio, lì ad attenderli c’era il plotone d’esecuzione che eseguì la fucilazione di Andreoli, Capetini e Poli. Mentre Angelo Scotti scampò momentaneamente alla fucilazione, fu riportato al carcere di San Vittore, e nonostante le torture non tradì i compagni di lotta, dopo poco tempo fu deportato in Germania, lì morì in una camera a gas del campo di sterminio nazista nel luglio 1944.
I partigiani Andreoli, Capetini, Poli e Scotti in seguito furono riconosciuti quali martiri del Poligono di tiro di piazzale Accursio.
Sabato scorso, 30 dicembre 2017, antistante al monumento loro dedicato, c’è stata la commemorazione pubblica.
La commemorazione è stata aperta dal saluto del presidente onorario Franco Strangio, della sezione ANPI Codè Montagnani-Marelli, che ha invitato Vampa Capetini, figlia del Martire Arturo Capetini a scoprire la nuova targa dedicata ai Martiri del Poligono, poiché la precedente targa era stata oltraggiata e distrutta l’estate scorsa da sconosciuti, ilmirino ne aveva riportata la notizia.
La nuova targa riporta i nomi, le foto e in breve la storia dei martiri del Poligono, la signora Vampa Capetini, ha riferito la sua commovente testimonianza nel ricordo del padre Arturo.
È seguito dopo l’intervento del presidente del Municipio 8, Simone Zampelli, seguito dalla testimonianza dell’anziano reduce partigiano Giovanni Marzona, nome di battaglia ‘Alfa’, cui il 7 dicembre scorso gli è stato consegnato l’Attestato di Benemerenza Civica dall’Amministrazione Comunale.
Sono seguiti gli intervenuti di rappresentanti dell’ANPI del Municipio 8, di Piero Beldi dell’Associazione Culturale “Stella Alpina” di Pombia, Novara e di Ivano Tajetti Vicepresidente ANPI provinciale di Milano.
Dopo la commemorazione ai margini del monumento c’è stata una rappresentazione teatrale curata dal “Teatro degli instabili” dal tema della memoria per non dimenticare le vittime di ieri e di oggi.