venerdì, Novembre 22, 2024
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VOLANO MENO RONDINI NEI NOSTRI CIELI

di Carlo Radollovich

Domani potremo finalmente festeggiare l’arrivo della primavera, magari ripetendo il famoso adagio “San Benedetto, la rondine è sotto il tetto”.

Per la verità, i nostri simpatici uccelletti hanno certamente già lasciato le zone più meridionali dell’Africa, ma non sono ancora giunti in Lombardia. Questa migrazione è assai faticosa per le rondini, tanto che, fra andata e ritorno, solo il 33% circa riesce a compiere i consueti e lunghissimi viaggi (in un giorno possono volare per 200 chilometri circa), andando a sistemarsi in quei nidi ove erano nate o comunque ove i loro genitori avevano “abitato”.

Purtroppo, va subito ricordato che l’Europa non rispecchia più, per loro, le ideali condizioni di vita, anche se il calo registrato nel Vecchio Continente si aggira soltanto sull’1% circa, mentre in Lombardia si assiste ad una diminuzione pari al 7%.

Di chi la colpa ? Sono diminuite le zone umide, le “scorte” di verde (alberi, siepi, macchie cespugliose) non costituiscono più l’ampia riserva di un tempo e diverse stalle, dovendo combattere contro il prezzo del latte sempre meno remunerativo, sono costrette a chiudere.  Come noto, le rondini si cibano di insetti e la diminuita presenza di animali da stalla (non solo mucche, ma anche cavalli, asini e maiali) provoca un calo di mosche, tafani, eccetera, influendo negativamente sulla loro alimentazione.

Le specie di rondini che frequentano il nostro Paese sono tre: la rondine comune (hirundo rustica) del peso di 20 grammi circa, apertura alare 30 centimetri circa, periodo di cova delle uova 15 giorni; il rondone, del peso di 50 grammi circa, apertura alare 35-40 centimetri; il balestruccio, con un peso di soli 15 grammi, 13 centimetri di lunghezza, coda molto meno biforcuta rispetto alla rondine comune.

Come possiamo favorire il ritorno più massiccio di questi grandi volatori, utilissimi per le nostre campagne ? Anzitutto promuovendo politiche agricole che prevedano un numero inferiore di monocolture (che favoriscono purtroppo la scomparsa di filari di alberi), introducendo più animali da stalla  (se la congiuntura relativamente al latte si sbloccherà) e preservando i nidi delle rondini. Molti contadini si lamentano per lo sporco che si accumula nei pressi della nidiata. Ma si sa che, pulendo con una certa frequenza, si eliminano induriti accumuli delle incrostazioni. E poi, il grazioso mito della rondine, già presente nella letteratura greca e latina, deve continuare a sopravvivere nel migliore dei modi.

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