di Carlo Radollovich
I festeggiamenti in onore di Hillary Clinton erano quasi pronti. Lei stessa, nei suoi ultimi messaggi prima del voto, aveva lasciato intendere, pur senza esporsi, che la Casa Bianca sarebbe stata praticamente ad un passo.
Ma i sondaggi si sono rivelati assolutamente non veritieri. Come mai tutte le previsioni sono state clamorosamente smentite? Si è verificato un caso eclatante come quello già concretizzatosi per la Brexit? Un sostenitore di Trump ha dichiarato che, in occasione di interviste agli elettori, un conto è esprimere la propria opinione ai sondaggisti, altro conto è scrivere il proprio voto nel segreto dell’urna. E si ritiene che i delusi del Partito democratico, evidentemente molti, malgrado il supporto espresso a voce, abbiano poi indicato sulla scheda la preferenza a Trump.
Hillary ha subito una cocente sconfitta anche laddove le sue roccaforti sembravano inespugnabili. Ci riferiamo in modo particolare al North Carolina, alla Pennsylvania, alla Georgia e allo Iowa. In quest’ultimo Stato, Trump è riuscito a distanziare la Clinton di ben undici punti. La moglie di Bill ha dovuto accontentarsi di vincere, tra l’altro, nelle élite degli Stati costieri (Washington, California, Oregon, Nevada, New York, New Jersey, Maryland, Virginia), ma questi successi non sono bastati. E così la coraggiosa soldatessa ha perso contro il navigato Trump, personaggio diverso e assai distante da quanto ci immaginavamo, che verosimilmente non ha raccolto in questi anni una particolare esperienza politica, così come Berlusconi, proveniente dal mondo imprenditoriale, aveva staccato tutti gli avversari nel 1994.
La democrazia statunitense ha generato un risultato impensabile, anche se Barack Obama si è affrettato a dichiarare che, comunque siano andate le cose, il sole continuerà a splendere all’orizzonte degli Stati Uniti. In effetti, a giudicare dal discorso di Trump, pronunciato subito dopo la vittoria, non si prevedono sconvolgimenti. I toni usati sono stati moderati, gentili e addirittura soft. Ha subito voluto abbandonare l’aggressività impiegata durante la campagna elettorale e di sicuro, nei prossimi giorni, si curerà di sanare quelle ferite che si sono prodotte durante gli accesi e duri attacchi alla Clinton.
E così, colui che alla vigilia delle primarie era considerato un outsider, ha portato a casa una vittoria nella quale ha creduto sin dall’inizio.
Chi è stato il primo a congratularsi con lui? Il presidente Putin, come previsto, il quale si è augurato che, dopo anni di continue crisi con gli USA, si presenti ora la possibilità di ripartire. Si è dichiarato pronto a recuperare la fiducia reciproca e a fronteggiare assieme la vera minaccia: l’ISIS.