La morte di Francesco II, ultimo duca di Milano, avvenne presso il castello di Vigevano nell’ottobre del 1535, a soli quarant’anni. Non avendo avuto eredi, con lui si estingueva la dinastia degli Sforza, tanto che Carlo V decise l’annessione diretta del ducato, riversandola poi al figlio Filippo, che divenne in seguito re di Spagna.
La vita di Francesco fu spesso tormentata da forti malinconie e da depressione. Non appena esauriti i propri impegni giornalieri, si incupiva e desiderava frequentemente isolarsi. Ma in altre circostanze, quasi per contrapposizione, sapeva far esplodere una sorta di euforia che nascondeva dentro di se’.
Ma poco dopo veniva assalito dall’ansia, quando non incorreva in veri e propri attacchi di panico. A corte veniva giudicato molto timido e questa sua nota caratteriale era stata probabilmente conseguenza della perdita prematura della madre Beatrice d’Este.
Le cerimonie funebri in suo onore richiesero ben diciotto giorni di preparativi. Infatti, diverse strade furono addobbate a lutto, così come avvenne per il Castello, mentre una lunga processione si snodava verso la chiesa di Santa Maria Segreta, per poi proseguire verso il Cordusio, piazza Mercanti e infine in direzione del Duomo.
Al centro del corteo sfilavano molti soldati nei loro giubboni neri e con le alabarde in spalla. Poiché non fu possibile conservare il corpo del duca per un periodo così lungo, si decise di far sfilare una sua immagine a sua perfetta somiglianza con la berretta ducale in testa. E tale immagine avanzava sotto un prezioso baldacchino, seguito dal figlio “naturale” Giovanni Paolo che il Moro aveva avuto da Lucrezia Crivelli, diventato poi marchese di Caravaggio.
Seguivano diversi ambasciatori, provenienti dalla Repubblica di Venezia e da altre Signorie, anch’essi vestiti totalmente di nero. Per la prima volta si udirono i rintocchi a morto della campana più grossa del Duomo e da quel giorno il ducato milanese divenne appendice periferica della nazione spagnola con De Leyva governatore e Massimiliano Stampa castellano.