di Carlo Radollovich
E’ probabile che qualche telespettatore, salutando il ritorno su Rai1 dello spettacolo “Ballando con le stelle”, abbia compiuto contemporaneamente un salto indietro nel tempo, fantasticando di poter gareggiare sul palco a fianco di una ballerina assai famosa, dalla classe indiscussa.
Il suo nome è Virginia Zucchi, nata a Parma, nota al pubblico di allora per essersi spesso rifiutata di danzare con il tutù di fattura classica, preferendo una foggia cortissima, molto diversa dai consueti canoni sartoriali, forse per mettere meglio in evidenza un paio di gambe non tanto snellissime, quanto anatomicamente ben tornite.
Grazie alla sua vitalità, al suo brio, alla fiorente procacità, ma soprattutto al suo talento tecnico virtuosistico, si fece dapprima conoscere al pubblico di Varese per poi approdare alla Scala, esibendosi per la stagione 1874.
Convinta in seguito dal noto direttore di ballo Paolo Taglioni (1808 – 1884) a trasferirsi a Berlino, esordì nella capitale tedesca come prima ballerina ne “La fille mal gardée”, ove riscosse un successo pieno. L’allestimento di tale balletto era stato curato dallo stesso Taglioni.
La fama di Virginia Zucchi, la sua abilità, la leggerezza espressa in mille movimenti e la grazia relativa al “delicatamente poggiare sul palcoscenico”, come scrisse un cronista dell’epoca, varcarono ben presto i confini del centro Europa per giungere sino alla Russia.
Fu infatti invitata a San Pietroburgo e qui strappò applausi a non finire, tanto che lo zar Alessandro III, assai sensibile agli alti valori della danza, le offrì un contratto che le consentiva di potersi esibire unitamente al famoso balletto di scena presso il teatro imperiale Mariinskij.
Le molte repliche, susseguitesi presso questo teatro, assicurarono alla Zucchi il meraviglioso appellativo di “Divina Virginia”. Ebbe la fortuna, sempre a San Pietroburgo, di esibirsi in due famosi balletti, ove la coreografia era stata curata dal grande Marius Petipa, in gioventù un impeccabile danzatore: “La figlia del faraone” e “La Esmeralda”.
Rientrata in Italia nel 1900, avvertì il desiderio di fondare una scuola di ballo artistico. Riuscì ad aprila a Montecarlo, incontrando l’atteso successo.
Ormai molto anziana, decise di trasferirsi a Nizza nel 1925, ove morì, a seguito di un’infezione polmonare, nell’ottobre del 1930.