di Carlo Radollovich
Oggi la famosa pista ciclistica milanese aprirà di nuovo i battenti.
Non sembrerà vero a tutti coloro che vissero qui straordinarie emozioni: dai record dell’ora di Coppi, Anquetil, Baldini, Rivière e Moser agli imperdibili scatti di Maspes, dall’arrivo in volata di Darrigade su uno splendido Fausto Coppi nel Giro di Lombardia del 1956 ad una importante conclusione dell’ultima tappa di un Giro d’Italia.
E ora, questa leggendaria pista in legno d’abete pregiato della Val di Fiemme ha ripreso a vivere (grazie anche agli oneri di urbanizzazione sostenuti da CityLife) in attesa di avvenimenti ciclistici con l’inserimento di campioni di spicco.
Il Vigorelli, giunto a questo punto della sua rinascita, merita la citazione di un breve riassunto della sua storia. La sua costruzione risale al 1935, quando si decise di abbattere il “Velodromo Sempione”, ormai obsoleto. L’idea di varare una nuova pista naccque in Giuseppe Vigorelli, ex corridore, già sindaco di Garbagnate e poi assessore allo sport del Comune di Milano. Nel 1939 il Vigorelli ospito i campionati mondiali e il 7 novembre del 1942 salutò la grande impresa di Coppi nel suo nuovo record dell’ora. Purtroppo, nel 1942, la pista venne praticamente distrutta da un attacco aereo con bombe incendiarie, ma nel 1946 la pista era già nuovamente ricostruita. Nel 1951, 1955 e 1962 fu sede dei campionati mondiali. Erano i tempi in cui il ciclismo era al culmine della popolarità. Dopo un’affrettata chiusura, avvenuta nel 1975, si assistette ad un’auspicata apertura nel 1984. Ma la nevicata del 1985 comportò la rottura della tettoia che, cadendo sul parquet, danneggiò seriamente moltissimi listarelli di legno pregiato. Tra un ritardo e l’altro, l’impianto venne riattivato nel 1997 a seguito dell’intervento di sponsor privati. Nuovo stop nel 2001 e, con la distruzione delle Torri Gemelle nel settembre dello stesso anno (triste coincidenza), anche il Vigorelli chiuse ogni attività. Dal 2009 vennero ospitate partite di football americano e poi, nel 2013, ripresero i faticosi lavori di restauro. Ora, finalmente, il via alla pista ciclistica confidando che l’ardore sportivo di un tempo, nel settore delle due ruote, torni concretamente a farsi sentire.