di Carlo Radollovich
Sembra ormai certo: si metterà a punto un particolare servizio che riguarderà nuove funzioni dei vigili di quartiere.
Non verrà effettuato un loro inserimento generalizzato in città, ma si prenderà specialmente in considerazione quei quartieri, situati in periferia, ove il rischio riguardante la sicurezza è decisamente evidente.
I primi vigili di quartiere vennero inseriti in città nel 1975, ma soltanto dopo l’anno 2000, con le giunte di Albertini e Moratti, si vollero più agenti per le strade a tutela dei milanesi, cercando di immetterli su tutto il territorio. Un tempo, essi viaggiavano in bicicletta; da quattro anni fanno uso dell’auto, dopo che il vigile Savarino venne assassinato (2012).
Oggi, i vigili di quartiere non raggiungono le quattrocento unità e il loro numero è davvero insufficiente per poter svolgere adeguatamente i loro compiti. Si pensi alle svariate richieste che essi ricevono dai cittadini e che devono poi inoltrare agli uffici competenti.
Queste considerazioni hanno fatto scattare in Comune il desiderio di riorganizzare il lavoro di tali agenti. Per loro, non un impiego di carattere generalizzato su tutte le vie cittadine, ma si ipotizza di disegnare una nuova mappa che valuti e ponderi tutte le misure per far fronte adeguatamente alla moltitudine dei rischi a cui i cittadini sono esposti.
Insomma, occorre razionalizzare i loro interventi, considerato anche l’esiguo numero di questi agenti (si calcola che sarebbe addirittura necessario quintuplicare la loro presenza, ma le risorse finanziarie a disposizione non lo consentono).
Riassumendo: anziché ricorrere ad una sommaria copertura della città, ci si propone di inserire le pattuglie, a rotazione, nelle più rischiose periferie, ove viene statisticamente dimostrato che la presenza di pericoli riguardante la sicurezza è decisamente maggiore. Auguriamoci che questi provvedimenti, considerato il disagio che si avverte in periferia, possano scattare in tempi brevissimi.