di Carlo Radollovich
A fianco della basilica di San Vittore, svetta un maestoso campanile che raggiunge un’altezza di quasi ottanta metri e si offre ai visitatori come importante testimone di quel tardo manierismo molto apprezzato dalla diocesi milanese dei Borromei.
La sua costruzione venne iniziata nel 1617 dall’architetto Giuseppe Bernascone (1565-1627), professionista di vero spicco che si distinse non solo per opere religiose, ma anche per la realizzazione di fontane artistiche e addirittura di acquedotti.
Il campanile venne ultimato, dopo una serie di lungaggini, solo nel 1773, grazie a impegnativi progetti studiati da Giulio e Giuseppe Baroffio. Per la gioia dei turisti, va ricordato che, sino ad alcuni anni fa, era possibile raggiungere lo spazio campanario (in totale otto elementi) salendo con un po’ di fiatone e forse mal di gambe 230 scalini, senza dubbio faticosi.
Ma veniamo alla storia dei nostri giorni. Segnaliamo che la Curia e diversi imprenditori si prefiggono di raccogliere un milione e mezzo di euro per ovviare ad una caduta esterna di pietre già verificatasi nel 2016. La causa di tale caduta è imputabile al tempo (che inesorabilmente trascorre anche per i monumenti) e pure alle piogge acide che hanno in parte aggredito la parte esterna. Se non si intervenisse con una certa tempestività, lo stato di salute del “Bernascone”, come affettuosamente chiamato dai varesini, verrebbe parzialmente compromesso.
Vi è però da aggiungere che non si tratta di crolli pericolosi, ma è opportuno non perdere tempo e curare il “malato” con una certa sollecitudine.
Si è già scatenata la richiesta dei necessari fondi alle banche, a certe aziende e anche ai semplici privati che potrebbero intervenire con speciali sottoscrizioni.
Poi, quando il tutto sarà restaurato, si potrà ipotizzare l’apertura del campanile ai visitatori, certamente lieti, in futuro, di poter ammirare il panorama della città da un’altezza considerevole.
Auguriamo di cuore agli amici varesini che il “Bernascone” possa quanto prima riapparire splendidamente “medicato”, per il prestigio della città.