venerdì, Novembre 8, 2024
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Vaccini, bene sociale da difendere

di Stefania Bortolotti

Vittime del loro stesso successo, perché i vaccini sono e resteranno in assoluto la più grande vittoria della ricerca e della sanità pubblica; al centro di polemiche e di critiche esasperate, collegati a torto a patologie come l’autismo che nulla hanno a che vedere, secondo avvalorati studi scientifici, con i vaccini.
Titoli strillati, articoli fondati sul sentito dire e su fonti non validate, “bufale” che ciclicamente appaiono sulla rete. Insomma, tanta cattiva informazione che poco si sofferma sugli straordinari successi ottenuti nel secolo scorso e in questo primo scorcio di terzo millennio con i vaccini e poco interessata alle brillanti prospettive che incoraggiano la ricerca a lavorare per contrastare altre devastanti malattie infettive: ultima in ordine temporale la meningite da meningococco B, per la quale nel 2014 in Italia è stato introdotto il vaccino.
L’impatto dei vaccini sulla spesa farmaceutica non raggiunge il 2%, un dato quasi trascurabile se confrontato con i milioni di vite che sono state o saranno salvate. Secondo un recente documento dell’OMS nel decennio 2011-2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti, vale a dire che vaccinare salva ogni anno 2,5 milioni di persone, oltre ad incidere sui costi che i sistemi sanitari dovrebbero affrontare, inclusi quelli legati agli handicap correlati alle malattie infettive.
Per conoscerne il valore fino in fondo e la loro importanza in termini di vite umane salvate, di disabilità e mortalità evitate, giornalisti della carta stampata e online incontrano medici, infettivologi, ricercatori e esperti di salute nel Corso di Formazione Professionale Vaccini bene sociale: impatto sanitario e corretta informazione. Il “caso meningite”, promosso dal Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica” (SGP) della Sapienza Università di Roma con il supporto incondizionato di Novartis Vaccines and Diagnostics srl (società del Gruppo GSK).
Quando si parla di vaccini il nodo cruciale è l’informazione. Come trasformare in cultura un bene sociale come le vaccinazioni? Come arrivare alle famiglie facendo loro comprendere che vaccinarsi e vaccinare i propri figli è un dovere sociale oltre che un obbligo morale?
«Informare secondo regole di trasparenza prima di tutto e limitando il più possibile gli allarmismi, questo è l’approccio giusto quando si parla di vaccinazioni e di malattie infettive – dichiara Marco Cattaneo, Direttore de Le Scienze – un esempio di cattiva informazione riguarda proprio la meningite e i casi che si sono avuti in Toscana recentemente, per i quali si è parlato in modo inesatto di epidemia. Il punto è dove attingere alle informazioni. La cosa migliore da fare è attenersi alle fonti ufficiali come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità o la stessa OMS».
Ma quanto è effettivamente informata la popolazione sui vaccini? Quali sono i comportamenti rispetto a questa pratica preventiva? Le risposte arrivano da un’indagine condotta dal Censis su 1.000 genitori tra i 22 e i 55 anni con figli di età compresa tra gli 0 e i 14 anni.
Il 70% degli intervistati dichiara di saperne molto o abbastanza di vaccinazioni, sebbene solo un esiguo 5,6% individui correttamente almeno quattro vaccinazioni obbligatorie. Emerge chiaramente il ruolo dei media e in particolare del web. Quasi la metà del campione, il 48,6%, attinge dai social media le informazioni inerenti le vaccinazioni e oltre il 42% cerca informazioni sul web per decidere se far vaccinare o meno i propri figli; una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete. Molto alta la percezione del rischio sulla meningite (67%) tanto che un 46% afferma di esserne spaventato e tuttavia il 14,1% non ha vaccinato i figli e non ha intenzione di farlo, mentre solo il 9% dice di non sapere che esistono vaccini contro la meningite. In particolare, tra gli intervistati il 33% dichiara di conoscere il nuovo vaccino anti-meningococcico B, ma il 67% non ne sa niente.
vacc2«La ricerca evidenzia una conoscenza sommaria delle vaccinazioni da parte dei genitori, che lascia però intravedere un nuovo approccio culturale nei confronti delle vaccinazioni, in cui alla dimensione pubblica dell’obbligatorietà si affianca sempre di più quella della consapevolezza e della scelta individuale – afferma Ketty Vaccaro, Direttore Welfare Fondazione Censis – nonostante l’alta percezione del rischio riguardo alla meningite, ancora resta molto da fare per informare i genitori sull’introduzione di nuovi vaccini contro questa drammatica malattia infettiva. Il 91,1% dei genitori è consapevole che i vaccini hanno debellato malattie importanti e che rappresentano un obbligo sociale per difendere se stessi e la collettività, ma non mancano dubbi ed incertezze sulla sicurezza dei vaccini che evidenziano una precisa domanda informativa da parte dei genitori, comunque disponibili in larga parte a vaccinare i propri figli anche con un nuovo vaccino come quello contro il Meningococco B. È necessaria un’informazione mirata e autorevole che si avvalga anche di campagne di sensibilizzazione con interventi nelle scuole e che preveda un ruolo di accreditamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale, sostanziato anche nella gratuità dell’offerta vaccinale da parte di tutte le Regioni».
Nell’ambito del web, i social network giocano un ruolo di primo piano quali canali informativi rispetto al tema vaccinazioni. Sebbene i siti istituzionali siano i più consultati dai genitori (oltre il 40% dichiara di reperire informazioni da quelli) resta un importante 27,2% che si rivolge ai forum e ai blog.
«Nei primi mesi del 2015 internet e social media, in particolare, sono stati il principale punto di incontro per qualsiasi discussione e conversazione sui vaccini e le vaccinazioni – sottolinea Federico Ferrazza, Direttore di Wired – gran parte delle nostre scelte vengono ormai veicolate e orientate da quello che leggiamo sul web, anche in tema di salute e prevenzione. I media, soprattutto quelli online, devono ripensare al modo migliore di entrare in queste conversazioni globali per contrastare gli allarmismi ingiustificati e le bufale e devono trovare gli strumenti social più idonei per adattarsi ai lettori e offrire loro informazioni il più possibile corrette».
Il più recente strumento di prevenzione contro la meningite messo a disposizione della collettività e delle autorità sanitarie italiane è il vaccino contro il meningococco B, responsabile in 6 casi su 10 di meningite meningococcica nel nostro Paese, la più temuta da genitori e pediatri delle meningiti in quanto si manifesta improvvisamente soprattutto nei neonati e può portare alla morte in 24 ore.
La meningite meningococcica è un’infezione batterica e la principale causa di meningite in Europa e in Italia dove è stata responsabile nel 2011 del 77% dei casi totali, soprattutto sotto l’anno di vita che è la fascia più esposta al meningococco B. Il vaccino, offerto gratuitamente da nove Regioni, è indicato per l’immunizzazione a partire dai due mesi di vita.
«La meningite da meningococco B è una malattia infettiva batterica devastante e non c’è esperienza più terribile per un genitore o un pediatra di vedere un bambino colpito da meningite, malattia la cui incidenza in Italia è sottostimata, sia perché non tutti i casi vengono notificati, sia per il ridotto utilizzo delle tecniche di tipizzazione e anche perché in molti casi l’esito è fatale ancor prima di poter fare una diagnosi o addirittura in corso di terapia – sottolinea Alberto Villani, Primario di Pediatria e Malattie Infettive, Ospedale Bambino Gesù di Roma – occorre fare chiarezza su questa drammatica malattia infettiva i cui sintomi sono spesso inizialmente quelli di una banale influenza e per la quale oggi esistono vaccini in grado di proteggere i bambini e i gruppi a rischio, come gli adolescenti e i turisti, contro i ceppi A, C, Y, W135 e l’ultimo arrivato, B».
Talvolta si pensa che sia inutile vaccinare i propri figli proprio perché, grazie alla vaccinazione, l’incidenza di una o più malattie infettive è estremamente diminuita, magari sino ad azzerarsi in un intero paese. A ciò può far seguito la reintroduzione di un agente infettivo o un aumento della sua circolazione.
Fortunatamente, però, la ricerca e l’offerta di vaccini sempre più efficaci e sicuri non si fermano. L’Italia in questo momento è leader mondiale per le strategia di vaccinazione per i prossimi cinque anni. Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014/2018 è in fase di approvazione. Già nel 2012 è stato presentato e proposto come nuovo PNP il Calendario Vaccinale della Vita, frutto della collaborazione tra la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Società Italiana di Pediatria (SIP). Questo nuovo calendario ha l’obiettivo di proteggere la persona dalle principali malattie prevenibili da vaccini, a partire dall’infanzia sino alla senescenza.
«Il calendario delle vaccinazioni indica la successione cronologica delle vaccinazioni dalla nascita fino all’età più avanzata – osserva Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità – è una guida necessaria ai pediatri, ai medici di famiglia e ai genitori per rendere operative le strategie vaccinali e conseguire gli obiettivi delle diverse vaccinazioni. L’aggiornamento periodico del calendario secondo le più aggiornate evidenze scientifiche corrobora le scelte di offerta vaccinale delle Regioni, garantita come LEA dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale».

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