di Stefania Bortolotti
“In Italia manca la consapevolezza dell’utilità e del valore della vaccinazione, specialmente per la popolazione fragile e anziana”, lo afferma con preoccupazione il Professor Paolo Bonanni, ordinario di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Firenze. Un’affermazione che, in tempi di pandemia COVID 19, fa ancor più impressione.
“Questo accade perché nel nostro Paese – prosegue Bonanni – come per i terremoti e le alluvioni, non abbiamo quella cultura della prevenzione che dovrebbe portarci ad investire anche per ritorni a medio-lungo termine, come quelli che la vaccinazione potrebbe certamente offrire”. Con queste considerazioni, Paolo Bonanni, ha aperto il suo intervento nel corso del webinar “La Prevenzione come pilastro della sostenibilità”, nel corso del quale è stato affrontato il tema dell’Importanza dell’immunizzazione nei soggetti anziani e fragili. L’evento, promosso dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB), con il contributo non condizionato di Pfizer, oltre alla relazione di apertura del Prof. Bonanni ha visto, tra le altre, la partecipazione Prof. Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, del Presidente di Federfarma Dott. Marco Cossolo, del Dott. Graziano Onder dell’Istituto Superiore di Sanità e del Presidente della Società di Medicina Generale Dott. Claudio Cricelli.
In Italia, solo per quanto riguarda l’influenza, la copertura vaccinale accettabile per i soggetti anziani e fragili dovrebbe raggiungere come minimo il 75 per cento mentre, negli ultimi anni, non ha superato il 55 per cento; anche per altre patologie particolarmente minacciose per la popolazione anziana e fragile come la polmonite da pneumococco e l’herpes zoster la media della copertura oscilla tra il 15 e il 20 per cento. Un quadro drammaticamente in linea con un’altra incongruenza tutta italiana: nel nostro Paese, per legge, dovrebbe essere destinato alla prevenzione il 5 per cento del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) mentre siamo al di sotto di questo livello e, per i vaccini, la spesa arriva solo all’1 per cento.
Ma oltre alla mancanza di un’adeguata cultura della prevenzione in sanità, anche altre sono le ragioni di questa insufficiente e incompleta copertura vaccinale in Italia, ora che la popolazione anziana è in forte aumento.
Innanzitutto, le strutture sanitarie per la copertura della popolazione adulta e anziana non sono sviluppate come quelle per l’età pediatrica: mancano anagrafi vaccinali informatizzate e nuovi sistemi di gestione dei dati; c’è carenza di operatori sanitari, mancano campagne d’informazione specie per quelle patologie particolarmente gravi come le polmoniti da pneumococco e l’herpes zoster, infine preoccupa il dato secondo il quale solo il 15 per cento dei medici si vaccina ogni anno contro l’influenza.
A tutto questo, si aggiunge la disomogeneità delle modalità gestionali delle diverse regioni e una colpevole distrazione in materia di politica sanitaria che andrebbe superata con l’assunzione di iniziative capaci di alzare la risposta sanitaria in questo ambito, anche in considerazione dei grandi ritorni economici che una nuova e più incisiva politica vaccinale potrebbe produrre a beneficio della sostenibilità di un sistema sanitario sempre in equilibrio precario.
Un quadro complesso, che richiede interventi urgenti, come riconosciuto anche dal Professor Giovanni Rezza che, interrogato sulle strategie del Ministero della Salute per rimuovere gli ostacoli e le molte riluttanze rispetto alla vaccinazione ha dichiarato: “Per gli anziani è centrale il ruolo del medico di medicina generale, che deve effettuare un richiamo attivo della popolazione dei suoi assistiti. Riguardo agli altri operatori sanitari, poi, il discorso è complesso: basta osservare che solo un terzo di questi si vaccina contro l’influenza per capire la dimensione del problema. La vaccinazione degli anziani – ha continuato Rezza – è importante per proteggere le persone fragili, che sono ad alto rischio di sviluppare gravi polmoniti da pneumococco, fastidiose nevralgie da herpes zoster, o vanno incontro a complicanze – anche gravi – dopo aver sviluppato una sindrome influenzale”.
Il ruolo centrale dei vaccini nell’immunizzazione dei soggetti fragili e anziani è poi centrale anche in materia di contrasto all’antibioticoresistenza. Questi farmaci sono considerati gli strumenti con il miglior rapporto costo-efficacia per prevenire la morbosità e la mortalità per le malattie infettive. “Con la vaccinazione, quindi, si elimina alla radice una possibilità di resistenza – ha sottolineato il Professor Bonanni – Se i vaccini contro i batteri hanno un effetto diretto nel ridurre l’antibioticoresistenza perchè ne riducono la presenza, quelli contro i virus, ad esempio dell’influenza, possono contribuirvi per via indiretta. Spesso infatti, anche per un’infezione virale come l’influenza, si prescrivono degli antibiotici per evitare la sovrainfezione batterica: questa è una prescrizione impropria, perché l’infezione è virale, e favorisce l’antibioticoresistenza. Le due cose ci dicono che avere nuovi antibiotici non è l’unico metodo per contrastare l’antibioticoresistenza, ma che anche la vaccinazione è importante”.
“Rispetto alle difficolta e alle immotivate resistenze che contrastano una più ampia affermazione delle pratiche vaccinali, specie nei soggetti fragili e anziani, la pandemia COVID-19 sta forse contribuendo a cambiare la percezione rispetto all’importanza dell’immunizzazione – ha poi proseguito il Professor Bonanni – In relazione a questo fatto, nell’attesa che vaccini mirati o terapie di assoluta efficacia siano disponibili in modo sistematico e diffuso, è di estrema importanza che si stia dando seguito alla massima estensione dell’offerta gratuita delle vaccinazioni per la entrante stagione autunno-invernale, specie per i soggetti fragili e a rischio, a causa di pregresse patologie”.
In relazione alla complessa fase che si prospetta rispetto alla necessità di assicurare nei mesi a venire l’immunizzazione delle persone anziane e fragili e al ruolo di supporto sul territorio che la farmacia può assicurare, è intervenuto il Presidente di Federfarma Marco Cossolo, sottolineando che “…promuovere sul territorio la cultura della vaccinazione rientra tra gli obiettivi dell’attività svolta dalle farmacie ed assume una rilevanza particolare per le farmacie rurali, che operano in territori disagiati popolati prevalentemente proprio da persone anziane”.