di Carlo Radollovich
Su “ilMirino” dell’8 luglio accennavamo ad una vera e propria escalation da parte di un non più giovane senatore del Vermont, il quale, nei confronti di Hillary Clinton, saliva nei sondaggi da un modesto 15% (maggio 2015) sino all’attuale 33% circa.
La moglie dell’ex presidente, resasi conto che le “avance” dell’avversario (vedi le sue proposte relative alle imposte addizionali dell’1% sugli americani più ricchi, copertura sanitaria per tutti, piccola tassa sui profitti di Wall Street) potrebbero riservarle sgradite sorprese nella corsa alla Casa Bianca, ha deciso di presentare un aggiornato, più favorevole piano economico.
Ha consultato personaggi economici di spicco, ha voluto insistere con il suo staff nell’ascoltare pareri e proposte dei suoi connazionali e ha riflettuto a fondo su certe discrepanze socio-economiche tra i cittadini che, proprio Sanders, prosegue a descrivere a tambur battente.
Per rafforzare l’opera intrapresa da Obama in questi anni di presidenza in tema di armonica distribuzione dei profitti tra salari e imprese, Hillary ha deciso di presentare un piano ancora più esteso rispetto a quello di Sanders, prevedendo tra l’altro: incremento degli investimenti pubblici nell’energia rinnovabile, riduzione delle imposte per le aziende medio-piccole, aumento delle tasse per le fasce più ricche (chiaro segnale a Sanders), particolare riguardo riservato all’impiego femminile, revisione del salario minimo (oggi a 7,25 dollari all’ora) con la finalità di rialzarlo, impostazione di una precisa regola compartecipativa ai profitti da parte di tutti i lavoratori (operazione, quest’ultima, considerata come una netta sterzata a sinistra).
Tutto ciò, secondo la Clinton, dovrebbe contrastare le numerose manovre politiche di Bernie Sanders, sfidandolo sul suo stesso terreno a favore della base sociale meno protetta.
In sostanza, grazie ad un nuovo elenco di consistenti riforme, Hillary confida che l’elettorato, nel 2016, possa avere per lei un occhio di totale riguardo. Staremo a vedere.